Alluvione Emilia-Romagna, come aiutare

VolontariatoInformazioni utili per fare volontariato suddivise per località:Bologna Area Metropolitana:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfiEeIGSpfooB-cAJIaoI-K_aAp9W_wwhwKzFwL8EyTT5mIVw/viewformCesena:https://www.volontarisos.it/user/index.phpCervia:https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSclceKT5KSnooMwYLyMyQO7mh080nIniirSc4ALJwU798FkCQ/viewformoppure chiamare al numero 3425211536 dalle ore 9.00 alle 18.30.Ravenna:Inviare un’email a vogliodareunamano@comune.ra.it lasciando nome, cognome, recapito telefonico e indicando quale tipo di aiuto puoi offrire.Imola:https://www.comune.imola.bo.it/argomenti/sicurezza-e-protezione-civile/emergenza-maltempo/come-aiutareForlì:Chiamare al numero 0543 712301...

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Forlì. Iena di 40mila anni fa studiata in Radiologia all’ospedale Morgagni-Pierantoni

“Speciale” seduta di studio e ricerca sul cranio di una iena di quarantamila anni fa all’Unità operativa di Radiologia del presidio ospedaliero forlivese, diretta da  Emanuela Giampalma, alla presenza di Enrico Petrella, radiologo, e Mirko Traversari, antropologo fisico, da tempo punti di riferimento per studi paleoradiologici. A richiedere l’intervento degli esperti è stata la professoressa di Archeogenetica Elisabetta Cilli, genetista di fama internazionale, operante presso il Laboratorio del Dna antico dell’Università di Bologna, che nelle operazioni è stata affiancata dal suo collaboratore Rocco Iacovera.

“Questo reperto di iena  – afferma la professoressa Cilli – risalente a circa 40.000 anni fa e costituito da un cranio parziale custodito presso il Museo Archeologico della Valle Sabbia di Gavardo (BS), è stato oggetto di indagini da parte dell’Università di Bologna in collaborazione con La Sapienza. La iena è stata sottoposta qui a Forlì a indagini TC specialistiche, che hanno permesso, tra le altre cose, di studiarla a livello morfometrico, indagare, con un alto grado di dettaglio, l’endocranio altrimenti irraggiungibile, verificare l’ottimo stato di conservazione della matrice ossea e permettere il restauro virtuale della teca cranica, attualmente incompleta, per la verifica della capacità cranica. Queste analisi sono state fondamentali per completare il quadro di risultati già ottenuti dall’analisi del genoma dell’esemplare, condotte presso il Laboratorio del DNA antico dell’Università di Bologna”.

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