Forlì, i deputati suggeriscono il nuovo capo dello Stato

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L’elezione del nuovo presidente della Repubblica innesca speranze e aspettative, apre scenari di successo e disegna il timore di lasciti politici che possono scardinare sogni di gloria e di vittoria. Se i parlamentari del Forlivese nomi e cognomi non si concedono di farli, l’auspicio, condiviso, è quello di una figura istituzionale, in grado di rappresentare le anime molteplici di cui si compone il Paese.

Attenzione però al “super partes”. Perché Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna, partito tra i cui banchi siede anche in parlamento, mette bene in guardia dal rischio che «dietro alle acclamazioni della sinistra di un presidente che sia super partes ci sia il desiderio di imporre un candidato, appunto, per l’ennesima volta di sinistra». «Noi - invece - sottolinea Morrone, riferendosi alla Lega - puntiamo a un candidato che sappia rappresentare ampiamente la maggioranza, la maggioranza in un momento di governo di emergenza come quello attuale». Un profilo istituzionale, quindi, quello auspicato da Morrone, ma che sappia ben destreggiarsi «agendo in maniera veloce, capace di andare incontro alle esigenze degli italiani, dettando i tempi giusti per fare ripartire governo e parlamento». Sono “calzanti” i nomi del centro destra fatti fin qui, tra cui spicca, inevitabilmente, quello di Silvio Berlusconi? «Non sono certo persone che non hanno un alto profilo» è la risposta di Morone.

Candidatura, quella del centro destra, che invece secondo il parlamentare di Italia Viva Marco Di Maio «non ha i numeri e di certo non ha il mio». Per Di Maio, il futuro capo dello Stato deve essere «una figura che unisce la maggioranza, i gruppi parlamentari e le forze politiche, e in quanto tale riconosciuta anche da chi non proviene dalla stessa fazione». Cosa che secondo il deputato di Italia viva è stata fatta più volte dal centrosinistra, «solo per fare alcuni esempi, con Scalfaro, Napolitano e lo stesso Mattarella». Una persona, quindi, «capace di togliersi la casacca del partito e di incarnare il ruolo di presidente della Repubblica». Una figura determinante per il Paese, che «dovrà stare in carica sette anni», per la cui elezione, dice Di Maio, «si deve spendere il tempo necessario. Non deve essere eletto necessariamente al primo turno».

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