Forlì, hanno perso il figlio e ora aiutano i giovani in sua memoria

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Irradiare luce dalla ferita di un dolore profondo. Giuseppe e Rita, babbo e mamma di Martino Balelli, morto suicida a 30 anni l’8 giugno 2017, hanno deciso di raccogliere i pezzi della sofferenza generata dalla perdita del figlio per aiutare i giovani in difficoltà a migliorare la propria condizione esistenziale, dando loro il contributo necessario a seguire il percorso di studi che desiderano, o aiutandoli a regolarizzare la posizione in Italia, così da entrare a tutti gli effetti a far parte del sistema Paese. Lo scorso giugno, in occasione del quarto anniversario della morte del figlio, Giuseppe e Rita, residenti a Meldola, hanno istituito una borsa di solidarietà intitolata a Martino che in meno di sei mesi ha permesso di raccogliere 4mila euro. A usufruire della cifra, raggiunta grazie alle donazioni di associazioni del territorio e privati cittadini, saranno quattro ragazzi dai 19 ai 23 anni, tutti di origine straniera e risiedenti in provincia. I benefattori, inoltre, si sono impegnati a fare la stessa donazione per i prossimi tre anni.

La tragedia

«L’8 giugno 2017 io e mia moglie eravamo andati in Francia a trovare l’altra nostra figlia. Martino stava passando un momento difficile, si stava curando per una brutta depressione in cui era caduto, ma quando siamo partiti eravamo convinti che si stesse riprendendo», racconta Giuseppe, ripercorrendo i momenti che l’hanno condotto a decidere di attivare la rete di solidarietà. «Amava la montagna, in quel periodo aveva fatto trekking con un amico, non sospettavamo che stesse premeditando il gesto terribile». Martino, un ragazzo che i genitori descrivono solare e indipendente, con tante esperienze lavorative alle spalle «al Cad, in tribunale, in comune» quella mattina fatidica non si presentò al lavoro. «Preoccupati - raccontano i genitori - chiamammo la nostra vicina, chiedendole di andare a verificare che non fosse successo nulla. Ma quando aprì a porta dell’appartamento lanciò un urlo al telefono e seppimo che era successo proprio quello che non avremmo mai voluto». Da quella volta, ogni 8 giugno, Giuseppe e Rita vanno insieme agli amici di famiglia in montagna, a Poggio Scali, in Campigna, dove son state gettate le ceneri del figlio perché riposi per sempre tra i suoi amati monti. Ma la missione di Giuseppe e Rita non è certo conclusa. «È un punto di partenza - sottolineano - vogliamo dare vita a una rete di solidarietà sempre più ampia e aiutare più giovani possibili». Chi desidera contribuire alla causa di Giuseppe e Rita può contattarli scrivendo a martino.solidarieta@gmail.com e consultare il blog https://wwwmartinosolidarieta.blogspot.com. I dettagli sul Corriere Romagna oggi in edicola

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