Forlì, “gli argini ricostruiti sono più fragili e saremo più deboli”

«Stiamo facendo tantissimo, ogni giorno vado in giro per i cantieri, purtroppo la messa in sicurezza non c’è, stiamo ripristinando i danni, ma dopo saremo quelli di prima forse un po’ più deboli, perché gli argini ricostruiti sono freschi e più fragili di quelli consolidati da secoli. Dobbiamo avere contezza di questo altrimenti ci raccontiamo delle barzellette». Fausto Pardolesi, funzionario della sede forlivese dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile non ci gira attorno: Regione e Consorzio di bonifica stanno lavorando per aumentare la sicurezza idraulica prima dell’inverno, ma per la sicurezza definitiva servirà più tempo. «Le criticità evidenziate dai quartieri ci sono note, sapevamo quali erano le aree potenzialmente allagabili. L’acqua è andata esattamente dove le curve di livello la portano: nei tratti arginati, a monte della via Emilia e subito a valle per il Montone (quartiere Romiti); nelle pianure basse il problema principale sono le barriere trasversali alla pianura, la tangenziale, il Cer e l’autostrada che ostacolano il deflusso dell’acqua una volta che è uscita. Purtroppo la pianura è alluvionale, piogge così intense modificano morfologicamente il territorio, raddoppiano il volume e il peso di ogni singolo metro cubo. Sono rimasto sorpreso dalla tenuta degli argini, temevo che crollassero in modo più generalizzato». Alla domanda “Ora cosa si può fare?” non è semplice rispondere neanche per i tecnici. «La prima paratoia che è crollata lo ha fatto perchè è crollato l’argine – spiega Pardolesi –. Ho incontrato il consorzio di bonifica, a giorni faremo un lavoro di concerto per potenziale la posizione attuale. La parte rimasta è comunque solida, verrà verticalizzata la pendenza a fiume con una paratia di massi ciclopici. Un sistemazione definitiva richiede tempi più lunghi. Sistemeremo in queste settimane quella situazione per arrivare alla primavera prossima». Pardolesi sottolinea inoltre che «molte golene sono di proprietà privata e questo è un altro problema, ci sono frutteti con cavi e pali. Il problema maggiore sta nella capacità degli alvei del Montone e del Ronco, costruiti nel 1911 circa, di fatto sono aree inondabili. Tutte le aree dove è arrivata la piena si possono ottimizzare, ma dove sta tutta quest’acqua se gli alvei non sono sufficienti? Stiamo intervenendo sugli argini e stiamo ristrutturando le rotte, bisogna lavorare ancora sulle casse di espansione ma non possiamo fare di più». E aggiunge: «Ci sono file di case ai piedi degli argini. Bisognerebbe delocalizzare le aree che vanno sott’acqua di sicuro. E’ quasi impossibile difenderli».

Commenti

  1. quindi????….ora facciamo lavori marginali, spendiamo soldi , per sapere già che non sarà sufficente a proteggerci dalla prossima eventuale……..ottimo direi,……ma non sarebbe meglio procedere subito una volta per tutte con la migliore soluzione definitiva????…spenderemmo solo una volta per tutte……a sèm sèmpra da che pèr e da che fìg………

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