Forlì. Giulia Bonetti sul palco della Cop26

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«Ho portato a Glasgow il mio messaggio, ho condiviso i principi del mio modo di fare comunicazione sul clima, di fare divulgazione scientifica fruibile e comprensibile a tutti». Le parole chiave per Giulia Bonetti sono semplicità, chiarezza e concisione, e sono quelle che giovedì ha portato sul palco dei side events, ovvero gli “eventi laterali”, che si sono svolti alla Cop26. Laddove i grandi decidevano le sorti del pianeta, (per poi raggiungere un accordo - compromesso, frenato dalle posizioni di Cina e India, non disposte ad abbandonare il carbone), la forlivese 28enne che lavora come contract manager per l’Unione europea ha preso parola in mondovisione insieme al suo team.

Selezionata dall’istituto McKinsey come una delle Next generation women leader, le donne leader del domani, Giulia si occupa del cambiamento climatico nel suo ruolo di redattore capo presso la Universal versatile society, Uvs, organizzazione accreditata al Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, per cui cura la realizzazione di un notiziario che viene pubblicato settimanalmente sul canale Youtube “Weekly world climate change news”, coordinando un team di 40 volontari localizzati in ogni parte del mondo. «E’ stato fantastico. Abbiamo avuto il turno finale, chiudendo le conferenze laterali dell’ultimo giorno di lavori», racconta l’attivista per il clima, spiegando che lei e il team di Uvs avevano fatto domanda per poter esporre pubblicamente alla Cop26 durante i mesi estivi, ma che non era mai arrivata alcuna risposta dall'organizzazione. «Finché mercoledì sera, la sera prima, ci viene comunicato che eravamo stati stati scelti per chiudere i side events. Hanno scelto noi su migliaia di partecipanti». Giulia racconta di non essere «mai emotiva», eppure, dice, «lì, su quel palco, con il microfono, le telecamere e i riflettori puntati addosso ero emozionatissima». «Ho provato grande orgoglio per me per il mio team, senza il quale non sarei salita sul palco della Cop26. E’ stato come vedere riconosciuto che a volte lavorare sodo porta da qualche parte. Un riconoscimento per me, ma anche per tutte quelle altre persone che da volontarie spendono tantissime ore alla settimana per questa causa».

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