Forlì, "Giocavo a tennis, poi il buio: decisivo il massaggio cardiaco di un amico"

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PAOLA FRANCIA

«Sono un uomo molto fortunato: devo la vita a un amico, grazie a lui sono qui a parlare con lei». Sono passati sette anni da quel primo marzo 2014 quando Claudio Vallicelli, agente di commercio, forlivese, grande passione per il tennis, sta giocando una partita come tante altre al Forum tennis di Forlì, con il compagno di racchetta e di risate Enrico Cimatti. Battute, dritti, palle corte e un po’ di tacchetta. Poi accade qualcosa, qualcosa di inaspettato, che somiglia a un blackout. Claudio cade a terra, all’improvviso, senza un apparente motivo. Resterà così, a terra, fino all’arrivo dei soccorsi, per 32 lunghi minuti, durante i quali Enrico gli pratica immediatamente il massaggio cardiaco. Minuti preziosi, per Claudio. Solo due settimane prima, l’amico e avversario di racchetta Enrico aveva partecipato a uno dei corsi formativi organizzati da Viva, l’associazione di volontari forlivesi impegnati nella sensibilizzazione sulla rianimazione cardiopolmonare, proprio al Forum tennis. Grazie a quel massaggio, Claudio, dopo l’intervento dei sanitari, riprende vita.
«Non ricordo nulla di quel momento né dei giorni successivi – dice–. Non avevo mai avuto problemi cardiaci e praticavo sport regolarmente. I medici ai quali mi sono rivolto successivamente non hanno saputo dare una spiegazione scientifica a quanto accaduto, mi hanno solo detto che il mio era un caso “affascinante”».
Solo due mesi dopo, Claudio è tornato a una vita del tutto regolare, a praticare sport e ogni tipo di attività, come fa tuttora. E lui e l’amico Enrico sono diventati i protagonisti di una campagna nazionale indetta dall’associazione Viva per trasmettere, attraverso una testimonianza diretta, l’importanza di formare persone in grado di praticare il messaggio cardiaco precoce.
«Quanto accaduto al giocatore dell’Inter, Christian Eriksen, mi ha riportato alla mente quei momenti – dice Claudio – ecco perché mi piacerebbe parlargli, incontrarlo, e dirgli: “Siamo dei privilegiati”».

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