Forlì, il presidente dell'Ordine e il Covid: "Restano 40 medici irriducibili che non si sono mai vaccinati"

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Alla domanda, “dottore, ci sono state nuove sospensioni di medici che non si sono vaccinati?” il presidente dell’Ordine dei medici Michele Gaudio risponde senza indugi che «no, non ci sono aggiornamenti». Ma che proprio per questo può dire con certezza che in provincia di Forlì-Cesena «ci sono 40 irriducibili che temo non si vaccineranno mai». Convincimenti e comportamenti di cui Gaudio non fatica a dirsi «preoccupato e contrariato». «Nel momento in cui gli altri sanitari ricevono la terza dose – osserva – loro non hanno mai ricevuto la prima».

Dottor Gaudio, considera alto il numero dei medici sospesi?

«Non sono pochi, soprattutto considerando che ci troviamo in una delle provincia a più alto tasso di vaccinazione in Italia. A Rimini, tristemente nota per essere una delle roccaforti dei no vax, una cifra simile non stupirebbe».

Da quale territorio proviene la maggioranza dei medici sospesi dall’albo?

«Quattordici sono di Forlì, altrettanti di Cesena e uno opera a Bologna. Sono distribuiti in maniera precisamente equivalente tra i due territori. Di questi 40, 11 sono odontoiatri: sei di Cesena e cinque di Forlì, e uno di loro è iscritto anche all’albo dei medici. Del resto dei sanitari, 15 sono liberi professionisti, cinque sono pensionati, cinque sono medici di medicina generale, tre sono ospedalieri e uno è un pediatra».

La loro assenza per via della sospensione ha creato problemi nell’organizzazione del lavoro?

«No, perché via via sono stati sostituiti da Ausl Romagna. Non è venuta meno la continuità assistenziale. A farne le spese semmai sono stati i pazienti e gli assistiti, che possono essersi sentiti spaesati. Ma a creare problemi veramente sono i no vax ricoverati negli ospedali. Quelli sì che creano problemi. Ausl Romagna è già tornata al livello di allerta arancione. Se i contagi continuano a crescere a questo ritmo temo sarà indispensabile introdurre di nuovo qualche restrizione, come stanno già facendo in altri Paesi europei dove il tasso di vaccinazione è più basso e sono già alle prese con la quarta ondata a tutti gli effetti».

Pensa sarebbe opportuno un lockdown per i non vaccinati, come deciso in Austria?

«Quella è una soluzione estrema, ma la collettività va protetta. Collettività che è potuta tornare a vivere in comunità grazie al raggiungimento di un tasso vaccinale importante. Ma è provato che l’efficacia vaccinale dopo sei mesi dall’iniezione inizia a calare, come avviene con il vaccino contro l’influenza stagionale: è per questo che è importante fare il richiamo e avere comportamenti responsabili».

L’arrivo delle festività natalizie la preoccupa?

«Sì. Utilizzando i dati delle analisi statistiche se i contagi continuano a crescere così, a Natale potremmo avere numeri tali da richiedere provvedimenti. L’unica cosa da fare adesso è accelerare la campagna dei richiami. Fare le terze dosi ai sanitari e alle persone fragili.

Come giudica il comportamento dei 40 colleghi che non si sono voluti vaccinare?

«È ingiustificabile e non consono con la storia della medicina, con la professione e la deontologia».

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