Forlì, fallimento Fulgor Libertas Basket. Boccio: "Ho fatto delle cavolate per ignoranza"

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Hanno raccontato la loro versione di una delle pagine più brutte e tristi dello sport forlivese: il fallimento della Fulgor Libertas, la società di basket della quale avevano assunto il comando nel 2014, guidandola però verso un inglorioso ritiro dal campionato di A2. Massimiliano Boccio e la ex moglie Mirela Mihaela Chirisi, accusati di truffa aggravata, aumento fittizio di capitale, insolvenza fraudolenta, false comunicazioni sociali e falsa perizia in concorso, si sono presentati ieri pomeriggio davanti al collegio presieduto da Ilaria Rosati (a latere Marco De Leva ed Elisabetta Giorgi). Con loro, nelle vesti di persona giuridica, imputata anche la stessa Fulgor Libertas chiamata a rispondere di alcuni illeciti amministrativi (difesa da Giovanni Principato, in aula Francesca Versari).

«Nel 2013 con l’ex allenatore Alberto Bucci si stava coltivando l’idea di acquisire una squadra di pallacanestro – ha detto Boccio –, non ricordo come sono nati i primi contatti con la Fulgor Libertas, però vennero a trovarmi a casa portandomi una serie di documentazioni sulla squadra e la cosa che mi colpì che c’erano debiti da 600mila euro a 1 milione e 500mila euro sia verso fornitori, sia verso finanziamenti bancari. Una cosa che mi ha fatto suonare un campanellino di allarme. Raggiungemmo un accordo di questo tipo con Maurizio Giannelli (allora dirigente della società, ndr): io avevo delle cause civili in Svizzera con una banca e una compagnia assicurativa che mi costavano parcelle molto alte agli avvocati, io mi impegnavo tramite quello che sarebbe stato il frutto di queste cause già abbastanza avanti, a entrare nella società e coprire i debiti. Tanto che alcuni vecchi dirigenti tirarono fuori soldi di tasca loro per pagare parte delle parcelle degli avvocati svizzeri. Da lì siamo partiti, ma da subito, tra agosto e settembre, abbiamo trovato un atteggiamento ostile da parte di quello che era il contorno, a volte in malafede, a volte a ragion veduta».

Rispondendo al suo avvocato Boccio ha detto di aver provveduto a versare i 30mila euro per l’iscrizione al campionato e che per l’ingresso in società fu ceduta una partecipazione a un aumento di capitale, mentre sul pagamento degli affitti e dei conti degli alberghi dei giocatori Boccio ha detto che «la società e noi abbiamo pagato fino a quando abbiamo potuto, ma in quel momento eravamo sprovvisti di tutto. So che solo per Bruttini dovette pagare il giocatore». «Di tutto questo i vecchi soci – ha proseguito Boccio – sapevano come stavano le cose. Nessuno davanti al notaio ha eccepito qualcosa. La pallacanestro è stata la mia vita, perché sarei dovuto venire a Forlì per prendere una società con i debiti, per truffare chissà cosa? Ho fatto delle cavolate, per ignoranza, mancanza di esperienza. Da quel momento ho anche avuto problemi di salute. Riuscimmo a mettere insieme un giro di 300mila euro, di cui 120mila per fare gli abbonamenti, 10-15 mila per incasso al botteghino, 60-70mila li abbiamo messi di tasca io e mia moglie, qualcosa ci mise Bucci e il resto lo fecero i vecchi soci».

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