Ha ancora 40 centimetri di acqua e fango che gli stagnano in cantina facendogli temere per le fondamenta dell’immobile. Ma fino ad oggi le richieste di aiuto di Vanni Mambelli, residente in via Padulli 13, civico dove c’è anche la sede della sua azienda “Promotec”, sono cadute nel vuoto. «Circa un mese e mezzo fa – racconta – venne un addetto della Protezione civile che stava rilevando le varie situazioni nel quartiere in cui era necessario intervenire. Io gli ho detto che avevamo bisogno di aiuto per svuotare la cantina dalla melma». La ditta privata che aveva aspirato l’acqua negli altri locali, infatti, si era dovuta fermare proprio nel locale cantina quando il livello dell’acqua era a mezzo metro di altezza perché la pompa non era adeguata. «La Protezione civile mi disse che si sarebbero adoperati per intervenire – continua –. Effettivamente dopo qualche giorno sono venuti ma avevano una pompa sottodimensionata per il mio problema così hanno detto all’impiegata che sarebbero tornati nel giro di qualche giorno non appena gli si fosse liberato il mezzo cisterna più grosso». Passa il tempo ma Mambelli non vede arrivare nessuno in aiuto e così inizia a sollecitare telefonicamente un intervento. «Ho aspettato 15 giorni e poi li ho chiamati perché non si era visto nessuno. Ci hanno risposto che avrebbe sollecitato l’intervento. Dopo altri 15 giorni, contattati nuovamente, mi sono sentito rispondere che l’emergenza era finita e non potevano più intervenire. Ho quindi chiamato il Comune, raccontato la storia, e a loro volta mi hanno detto che avrebbero fatto una segnalazione ma a distanza di altre due settimane non è successo niente». La cantina di 100 metri quadri continua ad essere invasa da circa 40 centimetri di acqua e limo. «Lunedì abbiamo mandato due mail, rispettivamente alla Protezione civile e al Comune e spero che mi rispondono a breve». L’acqua stagnante fa temere per la struttura. «Ho abbastanza urgenza perché il muratore mi spiegava che l’acqua viene assorbita dalle fondamenta e questo può essere problema». Effettivamente, il livello si è abbassato di 10 centimetri. «Insieme ai miei collaboratori – racconta Mambelli – abbiamo tolto tutto quello che c’era e svuotato la cantina completamente ma più di così non possiamo fare senza nessuno che ci aiuti». Mambelli ha pagato un prezzo elevatissimo all’esondazione del 16 maggio scorso. Tra casa e lavoro, infatti, dovrà fare fronte a danni per circa 750mila euro dal momento che la violenza del fiume ha spazzando via macchinari e produzione che sono stati sommersi da quasi due metri d’acqua.

Forlì. “Emergenza finita” ma ha ancora acqua e fango in casa
