Forlì, Elly Schlein al Festival del Buon vivere

Cultura

Si è chiuso domenica a Forlì il Festival del buon vivere. La giornata conclusiva è stata dedicata al “Futuro femminile plurale” con un intervento in particolare in cui Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, ha dialogato con la giornalista italo-pakistana Sabika Shah Povia su futuro e equità. «Il Festival del buon vivere offre, da anni, un contributo importante alla riflessione sul benessere, la qualità della vita e delle relazioni – racconta Schlein –. È chiaro che questa drammatica vicenda ha stravolto il concetto dello stare insieme perché colpisce al cuore la socialità. Ma il distanziamento fisico non deve diventare distanziamento sociale. Perciò cogliamo questo momento difficile per ragionare insieme sugli elementi essenziali del “buon vivere” come la qualità delle relazioni interpersonali, la capacità dell’ascolto dell’altro, uno stile di vita più sostenibile. Senza dimenticare che la salute si costruisce anche sulla base del cibo che mangiamo».

Il suo intervento al “Festival del buon vivere” ha riguardato una riflessione su un’idea di futuro. In questo momento però il futuro è per molti (giovani e adulti) un’entità confusa. Che messaggio si sente di dare a chi non vede prospettive?

«Non perdere la speranza. L’Emilia-Romagna ha saputo rialzarsi tante volte nei momenti difficili perché ritrova il senso di comunità che si stringe a sé, in cui quelli che si rialzano prima tendono una mano a chi fa più fatica. Siamo riusciti a piegare la curva una volta, possiamo e dobbiamo farcela anche adesso. Tenendo alta la guardia e cercando di non disperdere i sacrifici fatti. Ciascuno, con grande senso di responsabilità, sta facendo la sua parte nell’interesse collettivo. Un bene comune che non è quello di tornare alla normalità di prima ma, tenendo a mente le lezioni che questa pandemia ci ha impartito, va perseguito correggendo innanzitutto le storture sistemiche ci hanno portato a questa situazione».

Quali azioni si possono e si devono compiere oggi, adesso, in questo presente, in questo momento storico, per pensare di raccogliere quali frutti nel prossimo futuro?

«È chiaro a tutti adesso che serve un grande investimento sulla sanità pubblica, rafforzando la territorialità e la domiciliarità, perché la salute è un diritto che viene prima di qualsiasi altro. Poi vanno contrastate le disuguaglianze che con il Covid stanno aumentando, non facendo mancare risposte commisurate ai bisogni diversi che le comunità esprimono. Per questo abbiamo rafforzato strumenti che ci diano la possibilità di adottare politiche redistributive, come il fondo sociale regionale che quest’anno ha raggiunto i 55 milioni. Come il fondo per l’affitto che abbiamo costruito in maniera commisurata al calo del reddito e mettendo insieme anche la difficoltà di chi affittava la casa ai turisti e non li ha più visti arrivare. Al contempo dobbiamo ritrovare un equilibrio e un’armonia con l’ambiente in cui viviamo. Perché, come ci hanno detto tante volte i ragazzi e le ragazze che si sono mobilitati nelle piazze di tutto il Paese scioperando per il clima, “non esiste un pianeta B”. E con la transizione ecologica si può creare lavoro di qualità. Insomma, mentre affrontiamo un’emergenza senza precedenti sia dal punto di vista sanitario che economico e sociale, abbiamo anche il dovere e la responsabilità di non perdere uno sguardo lungo per scrivere una pagina di futuro migliore».

Equità è la parola che ha aperto il “Festival del buon vivere”, con il suo intervento si è andati in chiusura. Con quali parole e con quale impegno lei saluta la Romagna dal palcoscenico virtuale forlivese?

«La Romagna è sempre stata terra di qualità e di accoglienza. Una terra che in tempi difficili si tira su le maniche e ha la forza di rimettersi in piedi. Una terra con la quale ci siamo presi già molti impegni con nuovi investimenti. Ma non da soli, insieme. Perché le istituzioni non possono calare decisioni dall’alto senza la partecipazione, la capacità di ascolto, il coinvolgimento di tutte le parti sociali, che contribuiscono al benessere dei nostri territori. Prova concreta è quello che stiamo per firmare, il Patto per il lavoro e per il clima, una strategia per il futuro che stiamo scrivendo con i Comuni, le Università, le organizzazioni datoriali e sindacali, il Terzo settore e, per la prima volta, le associazioni che si occupano di clima. Stiamo costruendo una visione del futuro che contiene e intreccia gli obiettivi che hanno ispirato il risveglio dell’Europa. Arriveranno fondi senza precedenti per l’Italia e usare bene quelle risorse significa impiegarle in progetti trasformativi che aumentino la coesione sociale e creino lavoro di qualità attraverso efficientamento energetico, energie rinnovabili, economia circolare e la cura del territorio con la prevenzione del dissesto, l’unica grande opera che serve davvero con urgenza al nostro Paese».

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