Forlì, Edith Bruck racconta il suo Olocausto

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Dalla sua casa di Roma, attraverso lo schermo di un computer, Edith Bruck, una delle più lucide e autorevoli voci della memoria storica dell’Olocausto, ha incontrato ancora una volta i ragazzi delle scuole questa volta attraverso Radio Palmezzano Today, la web radio della scuola media Palmezzano. Un incontro durato un’ora, a pochi giorni dalle celebrazioni del 27 gennaio, durante il quale i ragazzi le hanno rivolto numerose domande su quello che ha vissuto nel campo di sterminio di Auschwitz e poi in quelli di Dachau e Bergen-Belsen dove ha perso i genitori ed il fratello. «Io non sono pessimista come la senatrice Segre che pensa che dopo di noi ci sarà l’oblio: credo che qualcosa rimanga, non ho parlato inutilmente per oltre 60 anni, qualcosa resta», ha detto rivolgendosi ai ragazzi nei quali ripone la speranza per un futuro senza più vittime. «Sente il peso di essere una testimone?», le chiede Gianmarco, uno dei cinque studenti che hanno vestito i panni di giornalisti durante l’incontro: «Dopo la marcia della morte – ricorda Edith Bruck – ci siamo ritrovate dopo mille chilometri in un campo di soli uomini. Il pavimento di cemento di questo grandissimo blocco era ricoperto dai corpi. I soldati ci hanno promesso una razione doppia di zuppa per “ripulire”, ovvero trascinare i cadaveri nella ‘Tenda della morte’ . Tra i corpi, un uomo mi ha balbettato prima di morire: racconta se sopravvivi, nessuno ci crederà ma racconta anche per noi. Da allora racconto».

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