Forlì, Coronavirus: positivo un primario dell'ospedale

Forlì

FORLI'. La curva epidemiologica cresce e con essa si ripresenta il problema delle positività al Covid anche tra il personale sanitario degli ospedali. All’interno del “Morgagni-Pierantoni”, infatti, è risultato affetto dal virus il primario di uno dei reparti. Le sue condizioni di salute sono buone e stabili ma per prassi sono stati effettuati a tappeto tamponi sia al restante personale sanitario, sia ai pazienti proprio per contrastare la diffusione del coronovirus. Un paio di persone tra il personale è risultato positivo.
Si allunga anche la lista dei contagi in ambito scolastico, altri tre studenti delle scuole superiori, il liceo classico, il liceo scientifico e l’istituto Ruffilli, sono risultati positivi al Covid-19. È quanto è emerso dall’attività di contact tracing svolta dall’Igiene pubblica di Forlì, la quale in tutti e tre i casi accertati non ha disposto la quarantena bensì l’utilizzo della mascherina anche al banco, il rispetto del distanziamento. Inoltre è stato proposto agli studenti e al personale scolastico anche di sottoporsi al tampone di inizio e fine sorveglianza.


A questi tre casi vanno sommati altri 25 contagiati, di cui nove per contatto familiare, otto a seguito di tampone effettuato in laboratorio privato, uno a seguito di richiesta del medico di famiglia per sintomi, uno dopo il rientro dall’Ucraina, due dopo il tampone eseguito alla dimissione dall’ospedale, due da tamponi eseguiti prima del ricovero e due per contatto stretto con positivi. Questa la distribuzione dei casi: due a Bertinoro, due a Forlimpopoli, uno a Santa Sofia ed i restanti a Forlì.
Intanto, l’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini ha confermato che i tamponi rapidi dovrebbero arrivare in Emilia-Romagna tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre. E proprio sull’utilizzo dei tamponi rapidi, la Regione sta costruendo «un accordo con tutta la platea interessata dal Patto per il lavoro, per testare i dipendenti privati dai 18 ai 40 anni. I test verranno distribuiti ai laboratori privati per non gravare ulteriormente sulla sanità pubblica».

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