Forlì, coronavirus: i centri estivi studiano come ripartire

Forlì

FORLI'. In vista della fase 2 e della ripresa delle attività lavorative per tanti genitori si porrà il problema di come sistemare i figli. Con le scuole chiuse e senza nonni (i soggetti più a rischio in tempi di Covid-19), trovare una nuova organizzazione nelle famiglie non è facile. Un dilemma non da poco, al quale la Regione sta cercando di dare un aiuto disponendo la riapertura dei centri estivi. Un’opportunità fondamentale anche per i ragazzi che potranno finalmente tornare a socializzare, seppur con le inevitabili limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria. In attesa delle disposizioni regionali associazioni e comune si stanno già attivando per per riuscire ad organizzare i centri estivi.


Piccoli gruppi e pranzo al sacco
Don Andrea Carubia, direttore del centro per la Pastorale giovanile della Diocesi spiega quali potrebbero essere le soluzioni. «Come coordinamento degli oratori della pastorale diocesana siamo sul pezzo da sempre e stiamo valutando le soluzioni da adottare in questo periodo di emergenza. A maggio faremo la formazione per gli educatori online, con un percorso studiato insieme a una psicologa. Questo per tutto il mese perchè non sarà ancora possibile incontrarci tutti insieme. Prevedendo che con la riapertura dei centri estivi non saranno possibili grandi assembramenti, stiamo lavorando sull’ipotesi di organizzarne i centri con piccoli gruppi di massimo venti bambini: fino ad oggi i centri estivi li facevamo in una o due parrocchie con anche 150 ragazzini, in tutto l’arco dell’estate di solito coinvolgiamo circa 6.000 giovani tra animatori e ragazzi utenti. Chiaramente non sarà più possibile ragionare su grandi numeri, ma dovremo tornare a fare i centri estivi su più parrocchie per diluire i bambini. Gli spazi li abbiamo, dobbiamo però organizzarci in maniera diversa. L’indicazione diocesana è inoltre quella di evitare il pasto in loco per motivi logistici e per ridurre i costi. Pensiamo quindi ad un pranzo al sacco piuttosto che al pasto cucinato, sia per motivi logistici, ma soprattutto per andare incontro alle famiglie con problemi economici. I costi dovranno essere contenuti per consentire il servizio a tutti».


Norme e socializzazione
«In realtà finché non escono le disposizioni regionali, non possiamo muoverci ma ci saremo – prosegue don Andrea – Sarà la prima occasione dei ragazzi di socializzare prima del rientro a scuola, dobbiamo interagire anche con insegnanti e plessi scolastici. I centri estivi potrebbero essere un punto di partenza importante per i nostri giovani». Le direttive ancora non ci sono, ma il lavoro più impegnativo sarà quello di far rispettare le norme di prevenzione. «Credo che sia impossibile garantire il metro di distanza per tutto il giorno ai più piccoli, per questo sarà necessario fare gruppi contenuti, per consentire di tenerli distanziati. Non sarà una sfida facile, ma siamo pronti a fare la nostra parte. Tutti i responsabili degli oratori della Diocesi si sono già incontrati varie volte, siamo sul pezzo».

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