Forlì, consigliera comunale contagiata: "Fase acuta alle spalle"

Forlì

FORLI'. Nell’aula del consiglio comunale è in corso una seduta fiume dell’assise che deve decretare l’uscita di Forlì dall’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese. Tra consiglieri presenti fisicamente ed altri collegati da casa, la discussione dura dalla mattina quando, a metà pomeriggio, il sindaco Gian Luca Zattini prende la parola e rivolge un pensiero ad Emanuela Bassi, consigliera di maggioranza della Lega auspicando di poterla rivedere al più presto. Tutte le forze politiche si uniscono e le augurano pronta guarigione.
Sì, perché Emanuela Bassi proprio ieri pomeriggio, alle 17, è uscita dall’ospedale “Morgagni-Pierantoni” dove era stata ricoverata il 24 marzo scorso dopo essere risultata positiva al Covid-19. Non è ancora guarita a tutti gli effetti, ma le sue condizioni di salute sono migliorate e adesso può continuare la terapia a casa propria.
Consigliera Bassi, bentornata. Tutti in consiglio comunale le hanno dedicato un pensiero pieno d’affetto: come sta?
«Lo so e li ringrazio di cuore per la loro vicinanza. Ora sto meglio anche se sono ancora positiva al Covid-19 e quindi dovrò continuare a stringere i denti finché non sarà passata, ma per fortuna la fase acuta della polmonite è alle spalle e ora posso affrontare il decorso da casa assieme a mio marito che, purtroppo, è anch’egli positivo».
Come si è accorta di avere contratto l’infezione?
«Sono stata contagiata proprio dal mio consorte che è risultato positivo alla fine della prima settimana di marzo dopo un viaggio di lavoro a Milano. Lui è stato ricoverato per qualche giorno in Pneumologia, ma è già a casa da tempo. Io ho iniziato ad avere sintomi e febbre il 18 marzo, il personale dell’Igiene Pubblica mi ha fatto il tampone, positivo, poi ho accusato maggiori difficoltà respiratorie e dopo una Tac è stato predisposto il mio ricovero in Malattie Infettive».
Immaginiamo un fiume in piena di pensieri e timori: è così?
«Non è stata una polmonite grave, ma io soffro anche d’asma e il timore c’era. Mi sono sottoposta a due Tac e per qualche giorno ho avuto necessità di respirazione assistita, ma le mie condizioni sono sempre rimaste stabili e dopo un’ulteriore serie di esami è stato deciso che potevo essere dimessa».
Un grande sospiro di sollievo, ma adesso come si svolgerà il suo decorso?
«Tutte le terapie antivirali le ho già fatte in ospedale, dovrò proseguire con l’eparina e i cortisonici. Ci vorranno ancora due settimane, poi farò un altro tampone che spero sarà negativo, ma per guarire completamente dalla polmonite serviranno un paio di mesi. Aspetterò con pazienza e fiducia».
Durante i 12 giorni di degenza che percezione ha avuto dell’organizzazione ospedaliera?
«È pronto per scrivere un romanzo pieno zeppo di ringraziamenti?».
Ci siamo, ci dica.
«Ho visto un reparto perfettamente organizzato ed operativo: medici, infermieri e infermiere, operatrici socio-sanitarie, ausiliari sono stati di una professionalità, una disponibilità e una gentilezza uniche e commoventi. Non solo con me, ma con tutti i degenti che sono transitati, tre in tutto, dalla mia camera. Dalla dottoressa Elena Vetri a Maria Teresa Rinieri e tutto il personale infermieristico, le farei riempire una pagina solo di complimenti e ringraziamenti. Sono stati tutti stupendi».
Ha mai percepito tensione sui volti di chi la assisteva?
«No, se c’era non l’hanno mai fatta trasparire. Ho visto persone che vivono il loro lavoro come una missione, che allungano i propri turni se c’è bisogno di loro in reparto e che, soprattutto, trattano i pazienti con l’umanità che si deve a delle persone. Io ero Emanuela, non ero un numero da aggiungere a un triste elenco di contagiati e ricoverati. Nessuno lo era e lo sarà».

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