Forlì come Cardiff: polo aeronautico per riparare i grandi jet

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Per fare dispiegare le ali a un aeroporto che le ha avute tarpate per otto anni, Giuseppe Silvestrini e il gruppo di imprenditori romagnoli che, con lui, hanno dato vita al progetto “Forlì Airport”, in 3 anni ha investito sul “Luigi Ridolfi” 18 milioni di euro. Complice la pandemia, i frutti che si intendevano cogliere sono ancora sul ramo, non maturi come nelle previsioni, ma un primo risultato strutturalmente significativo è stato raggiunto: meno eclatante e rumoroso rispetto al rombo di un aereo che decolla dalla pista colmo di passeggeri, ma strategicamente forse ancor più importante. Tra sorrisi che iniziano a riaffiorare sulle labbra è stato inaugurato l’hangar “ex Ferruzzi” che, completamente ristrutturato, ospiterà nei suoi 2.258 metri quadrati di superficie il primo centro di manutenzione aeromobili dello scalo forlivese.

Tecnologie all’avanguardia

Ad occuparlo, portandovi tecnici qualificati e tecnologie all’avanguardia per la “cura” di Boeing 737 anche di nuova generazione e Airbus 320, sarà “Albatechnics”, società specializzata con sede a Venezia e operativa anche a Milano Malpensa, Bari, Trapani e Tirana, pilotata da un “cervello di ritorno”. Il direttore responsabile è, infatti, Alessandro Fagotto, uno dei primi laureati alla sede forlivese di Ingegneria meccanica e aerospaziale che torna nella città che lo ha formato per dare alla sua azienda, ma anche al “Luigi Ridolfi”, una nuova prospettiva di sviluppo.

Giuseppe Silvestrini ne è conscio e, infatti, dichiara: «Dopo tre anni, questa è l’operazione più importante cui diamo corpo per fare diventare quello forlivese il polo tecnologico più importante d’Italia nell’ambito dell’aeronautica avanzata. Il laboratorio manutentivo è la prima tappa, il nostro obiettivo è diventare ciò che è Cardiff a livello europeo».

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