Forlì. Cepi, rinnovo contratto: 2.400 euro in più ai lavoratori

Rinnovato il contratto aziendale della Cepi spa, «accordo che porterà in tasca dei lavoratori circa 2.400 euro annui, dando una prima parziale risposta alle preoccupazioni dei lavoratori sul carovita, in attesa di un necessario intervento del governo in tal senso» afferma la Fiom Cgil che sottolinea di aver raggiunto «risultati che non hanno nulla da invidiare a quelli delle grandi realtà industriali metalmeccaniche del territorio, nè in termini di qualità della contrattazione né di quantità dell’obiettivo economico».

La Cepi è un’importante realtà metalmeccanica del territorio forlivese che produce impianti di stoccaggio, trasporto, dosaggio e automazione principalmente per l’industria alimentare e che è andata espandendosi negli anni, in Italia ma soprattutto all’estero, e che è giunta ad occupare ad oggi circa 160 dipendenti, quasi tutti assunti direttamente dall’azienda con contratti a tempo indeterminato.

«In un momento in cui aziende e cittadini sono investiti dalla crisi dell’aumento dei prezzi delle materie prime, del carburante e dell’energia, assume una importanza particolare il nostro lavoro», aggiunge il segretario della Fiom Giovanni Cotugno.

«Per la parte salariale l’accordo prevede l’incremento del Premio di risultato, di un valore stimabile sui 300€ annui, grazie anche all’introduzione di un ulteriore elemento premiante legato alla diminuzione dei costi delle non conformità, cui si aggiunge l’aumento dei buoni pasto giornalieri che passano dai 5 euro attuali a 6 euro per il 2022 e con la disponibilità di valutare l’aumento a 7 euro già da gennaio 2023».

E’ stato poi condiviso tra sindacato territoriale, azienda e rsu «un sistema di informazioni sugli andamenti aziendali, il confronto sull’organizzazione delle lavorazioni e dei cicli produttivi, nonché la centralità degli interventi inerenti la sicurezza sul lavoro. Particolarmente significativa – prosegue ancora il segretario Fiom – la previsione di costruire percorsi di formazione che partano dal basso, cioè dai bisogni e dalle esigenze dei lavoratori». Inoltre le parti ribadiscono la centralità del contratto a tempo indeterminato nelle assunzioni in azienda, «in un momento in cui nel nostro Paese oltre il 90% dei contratti attivati sono “precari”. Un ulteriore elemento di innovazione di questo contratto aziendale è l’introduzione della flessibilità in entrata prevista anche per i lavoratori dell’officina, che va incontro alle necessità di conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro». conclude Cotugno.

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