Forlì celebra il compatrono San Pellegrino

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Il primo di maggio a Forlì ritorna la solennità religiosa di San Pellegrino, compatrono della città. Secondo tradizione, il culmine della devozione è andato in scena nella grande chiesa di Santa Maria dei Servi, che custodisce le spoglie mortali dell’unico forlivese finora salito alla gloria degli altari. Grazie all’impegno dei due frati Servi di Maria originari delle Filippine, padre Roger Cabillo, superiore e padre Arcelo Jumen, la basilica di Piazza Morgagni sta rivivendo una seconda giovinezza. Di San Pellegrino, tradizione vuole che lo stesso frate guaritore, nato intorno al 1265 nel rione Campostrino, all’epoca fuori le mura cittadine, sia guarito miracolosamente da una cancrena al ginocchio. Era stato colpito dalla malattia per l’incredibile dedizione alla penitenza: pare, infatti, che non si sia seduto per trent’anni di fila. Il cerusico gli aveva prescritto l’amputazione. La notte prima dell'operazione si trascina davanti al crocefisso, nella sala del capitolo e vi trascorre l’intera notte in preghiera. Presto cade in un sogno febbrile e ha una visione: il Crocefisso si piega verso di lui, mette la mano sulla sua piaga e gli dice: «Alzati, sei guarito». Al mattino seguente Pellegrino si sveglia fresco, come rinato, senza più febbre, né tumore, né dolore alcuno. Subito diviene punto di riferimento soprattutto per i malati oncologici, con guarigioni conclamate anche in età recente.

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