Forlì, Carradori a muso duro contro i sindaci

«Le medicalizzate vanno dove servono e se la collocazione non è ottimale, fatte le dovute valutazioni si possono spostare». Tiziano Carradori, direttore generale dell’Ausl Romagna, replica in consiglio provinciale alle critiche e alle accuse politiche sulla questione dell’auto medicalizzata soppressa a Meldola. E lo fa incontrando tutti i sindaci della provincia. L’esordio in Consiglio di Carradori è duro, snocciola dati oggettivi e non cambia posizione, ma poi afferma che la disponibilità al confronto è massima e ci sarà sempre. Carradori parte in quarta, si dichiara quasi offeso dalle polemiche. «Ho avuto difficoltà ad accettare molte osservazioni prive di qualunque fondamento. Sono stato zitto sui giornali perchè non è questo il mio compito, mi compete operare come qualsiasi altro incaricato di pubblico servizio con dignità e onestà ed è quello che faccio. Mi sono trovato a valutare quale fosse la scelta migliore per far fronte ad una carenza che ho denunciato da molto tempo: l’inaccettabile indisponibilità del personale sul mercato. Mancano medici e molti e altri se ne aggiungeranno da qui al 2029. In questo momento ho a disposizione 145 medici nei nostri pronto soccorsi, i ps sono 7, di questi 4 sono di secondo livello, strutture di cui andiamo particolarmente fieri. Attualmente ne mancano 45 di medici e di qui ai prossimi mesi se ne andranno altri 6. Questa è l’unica azienda della Regione Emilia Romagna che ha adottato delle misure di trattamento di personale medico infermieristico e ausiliario. A tutti sono stati corrisposti una tantum seimila euro».

Carradori va al nocciolo del problema: «Mancano i medici specialisti e quando ci sono delle condizioni di drammatica urgenza non si possono mettere delle toppe che si sa che non reggeranno al primo giro di ruota. Abbiamo decine di migliaia di medici abilitati ma che non posso assumere. Ho dato disposizioni di servizio affinché i medici scendessero in ps ad aiutare ma ci sono norme europee che impediscono di andare sopra alle 48 ore. Ci sono 1.900 persone in più che ho assunto da quando sono arrivato. Sono il direttore generale di carriera più anziano d’Italia, non mi è mai capitato di voler assumere ma di non poterlo fare perchè mancano i medici. Quindi con il personale che ho a disposizione devo fare le scelte più efficienti. Il valore aggiunto di un medico in pronto soccorso – prosegue – è incommensurabile rispetto al valore aggiunto di un medico specializzato su una medicalizzata. Non ho i medici per fare un intervento chirurgico e li mando sui mezzi di soccorso? Il distretto di Forlì non è il territorio messo peggio nel rapporto mezzi/popolazione, anzi Forlì-Cesena sono quelli che hanno meno popolazione per mezzo. Quindi i mezzi ci sono. Non importa da dove partono, è importante che arrivino nei tempi giusti. E nel Forlivese i tempi medi di percorrenza dei codici rossi sono al di sotto dei 18 minuti previsti».

Guardando nel dettaglio le tabelle dell’Ausl sui tempi di percorrenza dei mezzi però salta anche all’occhio che il monito che arriva dai sindaci della montagna non è del tutto ingiustificato. I tempi più alti si registrano infatti per arrivare a Civitella (21’), Premilcuore (28’), Santa Sofia (32’). «Non conosco Verstappen – afferma Carradori – non so quanto è veloce, ma i tempi di percorrenza per le emergenze sono buoni e il servizio funziona. Le medicalizzate sono state tolte perchè non potevamo più permetterci di mandare medici e anestesisti via dal pronto soccorso. Questo insieme di cose le abbiamo messe in atto perchè è importante fare in modo tale che a fronte di un’emergenza si intervenga nel minore tempo possibile. Io mi sono sentito con il procuratore e con il prefetto perchè un conto è criticare, un conto è dire che mettiamo a rischio la vita delle persone. Abbiamo i migliori risultati nei tempi di intervento. Decisione scellerata? Criminogena? Ma vogliamo misurare le parole tutti quanti? – afferma a muso duro Carradori – Sto ancora aspettando che qualcuno mi dia una soluzione migliore».

Sulla decisione di tagliare la Mike 42 dunque non si torna indietro. «I mezzi sono quelli e se non va bene dove li abbiamo messi si spostano là dove servono – conclude Carradori – Secondo me a Santa Sofia bisognerebbe avere i medici che fanno contestualmente il medico di territorio e l’emergenza, ma su questo deciderà la Regione cosa fare». Sulla mancanza di fondi per l’ampliamento del Pronto soccorso di Forlì Carradori si è limitato a sottolineare: «A inizio anno ho già un disavanzo di 200 milioni e arriveremo a 500, ma me li coprono alla fine dell’anno, non riesco a dedicare voci alla manutenzione straordinaria».

Commenti

  1. buongiorno, da madre di una studentessa di medicina e chirurgia al secondo anno di corso che è dovuta andare in una università privata italiana in lingua inglese per poter fare la professione che desidera e che non riesce a rientrare in emilia romagna perchè nonostante ci siano molti abbandoni durante gli anni di corso l’università di bologna non apre a ingressi da altre università (un posto disponibile all’anno!!!), direi che prima di lamentarsi dicendo che non si trovano medici sarebbe forse più opportuno cominciare a faciltare la strada a chi vuole poter studiare nella propria regione. altrimenti finisce che tutti quelli che, come mia figlia, vanno a studiare fuori e parlano inglese, poi magari vanno all’estero dove vengono retribuiti fino al doppio di quello che prende un medico in italia. immagino che non sia un problema che il dott. carradori nella sua veste di direttore di una asl possa risolvere però è giusto che si sappia che l’ingresso nella professione medica non è certo facilitato da chi si dovrebbe occupare di formare un numero di medici adeguato alle esigenze della popolazione. cordialmente

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