Forlì, Bortolotti e l'amore per lo sport di scena al Panathlon

Forlì

Prove tecniche di normalità: venerdì sera il Panathlon Club di Forlì, nella splendida cornice del Grand Hotel di Cesenatico, dopo ben nove mesi è tornato a organizzare una serata conviviale, accantonando finalmente Covid-19 e misure restrittive annesse. Protagonista dell'evento il giornalista sportivo Alberto Bortolotti, che ha dialogato per oltre un'ora con Stefano Benzoni, socio del Club deputato a condurre, con la sua abituale maestria, la chiacchierata.  
Figlio d'arte (suo padre, Rino, è stato uno dei fondatori del quotidiano sportivo "Stadio", poi diretto dallo zio Adalberto), Bortolotti, laureato nel 1981 in Storia Contemporanea all'Università di Bologna, è giornalista professionista dal 1988 ed è noto ai più grazie, soprattutto, alla trasmissione televisiva "Il pallone gonfiato", che da 43 anni racconta del Bologna.  Si è però occupato a lungo anche di pallacanestro (è stato capo ufficio stampa della Lega basket di Serie A) e di altre discipline sportive, tra cui tennis, baseball, motori e ginnastica. 
Durante e dopo la cena, si è parlato un po' di tutto, a partire non dalla recente conquista del titolo europeo da parte della Nazionale azzurra di calcio, forse troppo scontata, bensì da Berrettini e Wimbledon.
"Mio padre è stato redattore di tennis - ha esordito Bortolotti -  perciò seguo da sempre questo sport. Conosco Nicola Pietrangeli da quando avevo tre anni, mi chiama ancora oggi  Bortolottino. Quindi, dopo l'exploit di Wimbledon, gli ho chiesto se Berrettini fosse paragonabile a Sirola, suo antico compagno di doppio ma anche buon singolarista. La risposta è stata lapidaria: Berrettini è meglio. Più in generale, stiamo assistendo a una rinascita del tennis italiano, che dimostra come ci sia del buono nella nostra scuola tennistica. Se ci fosse ancora la Davis con la formula di una volta saremmo tra i favoriti".
Stefano Benzoni lo ha incalzato ancora sull'argomento chiedendogli se tale fenomeno di crescita sia da considerare solo temporaneo. "Direi di no, poiché oltre a  Sinner e Berrettini ci sono altri buonissimi giocatori, tra i quali Musetti, che non è né un urlatore né un picchiatore da fondo campo. È un tipo educato che gioca bene a tennis. È il mio preferito. Però, per durare ci vuole la costanza di Nadal, o di Federer, uno che, per dire, si allena anche il giorno di Natale".
Poi, il discorso è scivolato inevitabilmente sul calcio: "Conosco bene Mancini - ha detto Bortolotti - fin dai tempi della sua militanza quale calciatore nel Bologna. Fece un provino a 14 anni di età e quindici minuti furono sufficienti a far capire a Perani di trovarsi di fronte a un fenomeno. Mancio è un amico, un tipo alla mano, socievole, che partecipava sempre volentieri  alla mia trasmissione. Purtroppo, i tempi sono cambiati e oggi la disponibilità al dialogo di giocatori e allenatori si è azzerata. Da almeno dieci anni a "Il Pallone gonfiato" (che si occupa in prevalenza del Bologna calcio) non ospitiamo né gli uni né gli altri, anche perché esiste un veto da parte della società. Tanto per dire, non conosco personalmente Mihajlovic. Venendo alla Nazionale, ritengo che Mancini abbia giustamente fatto il selezionatore, non l'allenatore. Così ha creato gerarchie precise e in tre anni ha svolto un lavoro incredibile."
E ai Mondiali del prossimo anno cosa accadrà? "Abbiamo chances - risponde Bortolotti - specie se venisse fuori un buon centravanti. Il centrocampo è sontuoso, fisicamente sono piccoli ma tecnicamente validi, e Gravina, il Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, è una brava persona. Però la cosa migliore che ho riscontrato è stata l'unità, la coesione della squadra".
Come ha vissuto il dramma di Mihajlovic? "Come detto, non ho contatti con lui, a differenza di quanto accadeva con Mazzone e Maifredi. Ho saputo della sua malattia il giorno prima che lui stesso la rivelasse ma non l'ho resa pubblica e lui per questo mi ha ringraziato. Sinisa è un leone e la sanità a Bologna è di altissimo livello. Io avrei chiamato Franco Colomba in attesa della sua guarigione, ma alla fine è andata bene così".
A Bologna sanno ancora di calcio, come sosteneva Bruno Pizzul?  "No, la città si accontenta. Basta una giocata, o un gol per giustificare una stagione. Io invece preferisco pungolare la società, perché non è possibile stare dietro a squadre più deboli. La gente si accontenta di restare in Serie A, mentre io non sono disposto ad accettare di fare la figura della vittima predestinata contro le squadre più forti, come avvenuto lo scorso campionato, all'ultima giornata, contro la Juve. Questo mi fa davvero schifo". 
Domanda di attualità: che ne pensa Bortolotti del calendario asimmetrico? "Non si voleva ripetere il calendario dello scorso anno, vediamo se  ci sarà un finale più incerto, ma sono piuttosto scettico".
Infine, si chiude con il basket, nello specifico Virtus Bologna e Nazionale. "Grande Nazionale, abbiamo dominato la Serbia. Ho esultato davanti alla tv, così come per la Virtus campione d'Italia. E un tratto comune esiste: la determinazione,  la ferocia difensiva e lo spirito di squadra".

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