Forlì. Borgo Sisa, fine di un incubo: dopo 10 anni luce e gas

Anche nella seconda decade degli anni Duemila e in una realtà come Forlì che i suoi stessi abitanti chiamano il “cittadone”, possono esistere i “bordi di periferia”, quelli dove sognare, sperare, resistere è quasi più facile che guardare in faccia alla realtà. Contesti che stridono con l’immagine che si ha della città e, in questo caso, della sua campagna, il cosiddetto “forese”.

Nella frazione di Borgo Sisa abitano 8 famiglie in un agglomerato molto piccolo costituito da 4 palazzine bifamiliari, ma all’interno del quale i problemi vissuti dalle persone sono stati enormi. E per quasi un decennio di effettivo isolamento, vivendo in assenza di tutti i servizi indispensabili come strade, scarichi alla rete fognaria, allacci a quella idrica ed elettrica. Persone che quell’abitazione l’avevano acquistata nel 2013 e che, da allora, sono state quasi invisibili. Dimenticate. Una odissea quotidiana e anche amministrativa, che, ora, sembra giungere all’epilogo per il sollievo dei residenti i quali, giusto per citare uno degli episodi più recenti ed eclatanti, il 14 agosto scorso si sono visti staccare la corrente elettrica all’improvviso. «Era scaduto il contratto di fornitura della luce di cantiere da parte di Enel ed è dovuto intervenire il Comune per consentire il riallaccio entro 24 ore – afferma l’assessore ai lavori pubblici Vittorio Cicognani –. La cosa pazzesca, da “terzo mondo” direi, è che nonostante dal 2014 quell’urbanizzazione privata fosse ferma e incompiuta a causa del fallimento dell’impresa edile, per avere l’illuminazione e l’acqua in casa, gli abitanti erano ancora costretti a prenderla da un cantiere fantasma».

Adesso le famiglie hanno le fogne, il gas per il riscaldamento, gli allacci alla rete pubblica, parcheggi e marciapiedi. «Molte opere pubbliche realizzate in precedenza abbiamo dovuto addirittura demolirle e rifarle, ma ora mancano solo pavimentazioni e asfaltature e contiamo di realizzarle entro giugno» ammette il dirigente del Servizio Infrastrutture, Cristian Ferrarini. Sì, perché i lavori li ha presi in carico il Comune, che a fine 2019 ha riaperto il “file Borgo Sisa”, ha effettuato perizie tecniche, redatto un nuovo progetto esecutivo approvato il 28 ottobre 2020, bandito la gara e riaperto il cantiere l’estate scorsa.

Chi ci abita è sfinito, ma ora vede la luce in fondo al tunnel. Lo dimostra quanto una residente scriveva ieri su Facebook. «Abbiamo fatto crescere i nostri figli senza riscaldamento per troppo tempo. Sono stanca e arrabbiata, è brutto sentire tuo figlio gioire perché c’è l’acqua calda nel 2022». Parole che spiegano tutto.

Come si è arrivati, però, a tutto questo? L’urbanizzazione privata, che prevedeva anche un condominio da 8 unità abitative tuttora presente allo stato di “scheletro”, è stata avviata nel 2010, ma l’impresa edile venne dichiarata fallita nel 2014. Pochi mesi prima che accadesse, alcuni forlivesi acquistarono il proprio appartamento e andarono a viverci. I lavori, però, non sono mai più ripresi. «E nessuno ha fatto nulla affinché ripartissero» accusa Cicognani svelando un aspetto che lascia interdetti: la mancata escussione delle fideiussione di garanzia da parte del Comune.

«L’impresa l’aveva versata a copertura dei costi per 491mila euro, ma anche dopo il suo fallimento, il Comune non l’ha riscossa. Poteva farlo, anzi doveva, e così avrebbe concluso i lavori. L’abbiamo fatto noi nel 2019, poco prima che scadesse e quei soldi si perdessero per sempre. Riscuoterli è stato difficilissimo, ma li abbiamo. Però abbiamo dovuto aggiungere 109mila euro per completare un intervento che si poteva concludere prima e a costi inferiori, se la giunta precedente avesse riscosso la fideiussione».

Commenti

Lascia un commento

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui