Forlì, Benini dice addio ai 5 stelle e al Consiglio comunale

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È stato un lungo travaglio, politico e umano, iniziato ben prima che si svolgesse all’interno del Movimento 5 Stelle la discussione che ha portato poi al voto d’approvazione dei nuovi Statuto e Carta dei principi e dei valori del soggetto politico fondato da Beppe Grillo. Una “rifondazione” sulla quale lui, il capogruppo pentastellato in consiglio comunale Simone Benini, ha barrato la casella del “No”. Scelta alla quale ha fatto conseguire ufficialmente ieri mattina l’uscita dal Movimento stesso e le dimissioni consegnate in Municipio dalla carica di consigliere.

Decisioni annunciate da lui stesso sul proprio profilo Facebook e che seguono a quelle analoghe che aveva già assunto a gennaio Daniele Vergini, compagno di banco in assise di Benini sin dalla consigliatura iniziata nel 2014 e poi candidato sindaco del M5S nel 2019. Il mutamento della linea politica nazionale, il sostegno ai governi di centrosinistra prima e di Mario Draghi poi, l’addio all’idea originaria di “terza via” e adesso il nuovo Statuto, hanno portato a uno sconquasso (per primo lasciò il deputato forlivese Carlo Ugo De Girolamo) che ha cambiato completamente il volto del Movimento per come Forlì l’aveva conosciuto. Dopo 7 anni, sui banchi e nelle piazze, non ci saranno più né Vergini né Benini che a dicembre 2019 venne anche scelto come candidato alla presidenza della Regione per i Cinque Stelle: una corsa complicatissima in mezzo al duello tra Stefano Bonaccini e Lucia Borgonzoni che lo portò a conquistare come lista il 4,74% dei voti.

Ora il 51enne forlivese dice stop e lo fa con garbo. «In punta di piedi, con il mio bagaglio, scendo: la mia fermata è arrivata – scrive - Sono stati 10 anni splendidi, ho provato a cambiare il modo di fare politica, mettendo sempre l’interesse collettivo davanti ad ogni decisione, e spero di essere stato all’altezza del compito. Tutta la mia attività di consigliere comunale, dal 2014 ad oggi, è tracciata al protocollo del comune, così da poter sempre verificare ciò che ho fatto come portavoce».

Ultima, cronologicamente, l’approvazione della mozione congiunta che chiede alla Regione la dismissione dell’inceneritore di Hera entro il 2027. Una delle sue prime battaglie civili e politiche. Simone Benini proviene dall’esperienza del movimento Clan-Destino da cui nacquero i primi meet-up forlivsi e, ancor prima, la lista “DestinAzione Forlì” di Raffaella Pirini. Tra abbandoni ed estromissioni, era rimasto praticamente l’ultimo di quel nucleo originario. «Un viaggio, iniziato nel 2003 trovando una lettera che mi invitava ad una riunione "clan-destina" per lottare contro il raddoppio dell’inceneritore di Forlì» diceva lui stesso votando “No” alla riforma «che farà nascere solo il partito di Giuseppe Conte». Per opporvisi, ha battagliato politicamente sino all’ultimo, aderendo a un documento con 40 firme raccolte tra attivisti (27), ex portavoce (3 tra cui Vergini) e consiglieri comunali (10) di tutta l’Emilia-Romagna e presentando ben 43 emendamenti allo Statuto poi approvato.


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