Forlì, baristi e super green pass: "Come si può lavorare così?"

Archivio

Niente vaccino? Allora addio caffè al bancone. Le disposizioni contenute nel nuovo decreto continuano a mettere a dura prova la quotidianità lavorativa degli esercenti, soprattutto dei gestori dei bar, tenuti a verificare il possesso del green pass rafforzato di tutti i loro avventori. «È dura, ma affronteremo anche questa – dice Fabio Aurilio, il giovane titolare del Partenope cafè in via Regnoli –. Nei momenti di boom è veramente impegnativo controllare i green pass della gente, ma cosa possiamo farci? La situazione è questa e la regola c’è, e onestamente io sono uno a cui piace rispettarle, le regole». Il barista racconta quindi di aver approfittato di un contratto a chiamata con cui ha “assunto” una collaboratrice per trarre un supporto ulteriore dedicato proprio a passare in rassegna i green pass dei clienti. Per fortuna, però, non tutti i clienti sono dei perfetti sconosciuti. «Noi qui siamo una grande famiglia – spiega – e molti degli avventori li conosco, so cosa ne pensano del green pass e delle restrizioni, per cui sappiamo di poterci concentrare di più sul controllo di chi non è un cliente abituale, su quelle persone che non sappiamo se hanno fato il vaccino oppure no».

Più insofferenza, invece, arriva dalla proprietaria del Caffé dei Santi, in via Theodoli. Giuliana Fanelli esordisce subito affermando che, viste le ultime disposizioni, «il governo avrebbe fatto meglio a introdurre l’obbligo vaccinale. Perché se il vaccino è necessario per fare tutto, anche per prendere un caffé al bar, allora era meglio imporre a tutti di vaccinarsi. Così, invece, l’onere di verificare che le persone si siano vaccinate è addossato a noi, che siamo sempre di meno a lavorare e siamo costretti a fare sempre più ore. Non possiamo pagare tanti dipendenti, visto che gli incassi si riducono sempre di più a causa delle tasse sempre più alte e i clienti sono sempre di meno perché hanno paura».

Il clima di diffidenza e timore generato dal rischio di venire contagiati dal Covid, inoltre, racconta la barista, «crea ansia e divisione tra le gente. Se c’è uno con la mascherina abbassata, qualcun altro è subito pronto a dirgli di tirarsela su, poi la gente litiga, per non parlare di cosa ci dice chi non è vaccinato e non possiamo servirlo». «È il caos – conclude Fanelli, scoraggiata – come si fa a lavorare così?».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui