Forlì, anticipa la laurea: neo infermiera subito in corsia

Forlì

FORLI'. Chiudere la tesi in anticipo, accendere il computer e discuterla via Skype con la commissione, abbassare lo sportello del pc portatile, festeggiare in casa con i propri genitori la laurea e poi tenere idealmente il camice a portata di mano perché da domani qualunque giorno potrebbe essere quello giusto per la “chiamata”. Quella in servizio in corsia, in un periodo nel quale la sanità pubblica, le cliniche private e le strutture residenziali extraospedaliere hanno un disperato bisogno di aiuto proprio da loro: infermieri e infermiere.
In realtà sono figure indispensabili alla collettività ogni giorno dell’anno, ma in questa fase di emergenza epidemica c’è stata necessità di anticipare le lauree in Infermieristica per disporre immediatamente di nuove risorse e anche nel Forlivese 14 tra ragazzi e ragazze si sono laureati tra lunedì e martedì. Tra loro anche Jasmine Ravaioli, 25 anni di Predappio.
Congratulazioni Jasmine, com’è stato laurearsi anticipatamente a causa di un’emergenza nazionale?
«Avrei dovuto sostenere l’esame di Stato il 6 aprile e laurearmi il 20, invece il primo l’ho svolto lunedì e il giorno dopo ho discusso la tesi di revisione di letteratura in “Donazione d’organi: influenza dei mass media sulla volontà donativa”. L’ho presentata dal salotto di casa con i miei familiari al fianco e tantissimi amici in collegamento telefonico che mi hanno fatto sentire la loro vicinanza. Non avrei mai pensato a una scena del genere, ma un vantaggio c’è stato. Ho potuto tenere ai piedi le ciabatte».
A parte il contesto, cosa l’ha spinta a questo percorso di studi e di vita?
«Non ho operatori della sanità in famiglia, ma sin da bambina volevo fare la pediatra. Dopo il diploma ho frequentato il corso da operatrice socio-sanitaria, poi ho iniziato gli studi in Infermieristica. Si può dire che l’abbia sempre sentita come una vocazione».
E adesso sarà un lavoro. Da iniziare praticamente subito, vista la situazione di emergenza.
«Sì, il tirocinio in ospedale lo avevo concluso a giungo vivendolo in tanti reparti, compresa la degenza all’Irccs-Irst di Meldola e il cuore l’ho lasciato un po’ ovunque ma soprattutto in Rianimazione. Oggi (ieri ndr.) mi sono iscritta all’Albo e domani so che sarò contattata assieme agli altri ragazzi neo laureati per delucidazioni su una nostra chiamata che potrebbe arrivare anche molto presto».
Si sente pronta?
«Sì, anche se in questa situazione un filo di tensione non si può non provare anche perché sentiamo tutti i racconti di chi sta lavorando adesso in situazioni fisicamente ed emotivamente difficili. Però il pensiero di potere essere d’aiuto e la voglia di imparare e di dare questo supporto, superano ogni tensione».
Come pensa possa avvenire l’inserimento suo e dei giovani neo infermieri in questo momento?
«Andremo dove ci sarà bisogno di noi, non ci sono reparti specifici perché la necessità c’è ovunque. Ospedale o case di riposo, io non mi precludo nulla, basta esserci. Verremo affiancati da infermieri tutor, comunque».
Infermieri che devono rappresentare cosa per noi cittadini?
«Un orgoglio, come lo è per me esserlo. Infermieri, medici, Oss, addetti alle pulizie negli ospedali: loro ci saranno sempre e in tutte le condizioni per voi. Emergenza Covid-19 o non emergenza. E’ bello vedere che la gente lo sta capendo e che ci sostiene con tanta generosità».

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