Forlì, da 21 anni combatte con misteriosa malattia presa in Kenya

Forlì

FORLI'. Da 21 anni lotta contro una malattia sconosciuta, contratta in Kenya, che gli provoca costanti malesseri, dolori, fastidiosi effetti collaterali e soprattutto l’angoscia di non sapere quale patologia lo affligga e quindi come curarla. Medici italiani ed europei si sono occupati di lui, quasi tutti alzando le mani di fronte alla sua condizione. Addirittura arrivando a consigliare di farsi controllare da un veterinario, ipotizzando una infezione parassitaria. Inutilmente. Ogni tipo di medicina e cura provata non ha sortito effetti. Troppo banale immaginare quale sia il regalo Marco Bagnoli, conosciuto come Angelo, 51enne forlivese, vorrebbe per l’anno 2020 ormai alle porte. Il suo è un appello, perché chi possa aiutarlo a superare il buio che dal 1998 circonda la sua salute si faccia avanti, qualcuno che abbia voglia di approfondire il suo stato e magari trovare la soluzione giusta, dove altri dottori non sono arrivati, si sono arresi.

La storia
L’odissea di Marco Bagnoli è strettamente collegata all’amore per l’Africa, quella sorta di attrazione che per chi ha conosciuto il fascino di quel continente ti impedisce di starne lontano. Nel 1998, però, durante un soggiorno in Kenya, a Malindi, il forlivese viene sorpreso con uno spinello. La dura legge locale gli apre le porte della prigione. «Non proprio un resort a 5 stelle – dice Bagnoli – la condizione igienica era precaria, pochi metri quadrati per decine di detenuti costretti a condividere qualsiasi cosa. Tutto è iniziato con un bruciore agli occhi con il quale sono uscito dopo un mese di detenzione, grazie a un amico keniota che conosce come era facile allora uscire di prigione allungando qualche soldo o informazioni alla Polizia».

Le cure
Il carrozziere forlivese non lo sapeva, ma la sua odissea iniziava con il ritorno in Italia. «Quel bruciore agli occhi non passava, anzi peggiorava – ricorda –. Ho iniziato a girare tra medici e ospedali: Forlì, Bologna, Ravenna, Faenza, Verona, Barcellona». Sono alcune delle tappe per scoprire una malattia cui nessuno ha saputo dare una identità, una causa, un nome. «Una malattia tropicale, causata da una mosca, parassitosi, scabbia, filaria, tracoma – ripercorre rassegnato –: tutte ipotesi che non hanno trovato una certezza dalle innumerevoli analisi cui sono stato sottoposto. Di fronte a una condizione fisica ovviamente di grande prostrazione, che mi costringe a non lavorare, a mettere da parte anche l’amore per la moto. Senza contare il nervosismo che coinvolge anche la mia famiglia, mia moglie per prima».

Le conseguenze
Nel 2017 una Tac rivela una formazione ovulare in testa, natura sconosciuta. «Pare un nido per qualche animale» azzarda, ma la soluzione è lontana dall’essere identificata. E intanto si susseguono problemi di vario tipo: quel bruciore iniziale diventa qualcosa di più serio, dagli occhi Bagnoli giorno e notte si estrarre lunghi filamenti gelatinosi, la vista si annebbia, la pelle espelle granelli sabbiosi, muscoli e articolazioni provocano dolori, il fegato patisce le lunghe cure medicinali, la testa e la mente devono fare i conti con quel senso di rassegnazione che affligge solo chi non trova soluzione ai suoi guai. «Purtroppo ho provato tutto – conclude Bagnoli –. Lancio un appello a chi possa aiutarmi a capire questa patologia. Perché qualcuno che non alzi bandiera bianca ci sarà sicuramente». Dopo 21 anni sarebbe il regalo più bello e magari l’inizio di una nuova vita.

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