Forlì. Ancora troppi morti sul lavoro

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In provincia di Forlì-Cesena nel corso del 2021 si è registrato un aumento dell’11% degli infortuni sul lavoro, si è passati dalle 6.151 denunce del 2020 alle 6.859 nell’anno appena concluso. Purtroppo, sono in crescita anche i casi di infortunio mortale che nel 2021 sono stati 6 contro i 4 dell’anno precedente.

«Se dividiamo il numero delle denunce considerando 365 giorni, vediamo come nella nostra provincia ben 18 persone al giorno escono di casa per andare al lavoro e rientrano infortunate, chi con infortuni lievi , chi con gravi conseguenze per la salute. Si tratta di un numero impressionate – afferma la segretaria della Cgil, Maria Giorgini -. Quello che preoccupa è proprio che ad un aumento del 6,5% del Pil nel nostro territorio, è corrisposto un incremento dell’11% degli infortuni sul lavoro. Ciò sta indicare che da parte delle imprese c’è stata una rincorsa alla produzione, anche comprensibile visto il lockdown del 2020, ma tra le priorità non c’è stata la sicurezza e la salute sul posto di lavoro. Tutto ciò, tra l’altro, ha una ricaduta sui costi delle singole persone ma anche su quelli della società, pensiamo solo alla sanità. Per questo bisogna rendere stabile il lavoro, formare le persone prima che accedano al luogo di lavoro a partire dalla scuola, sostenere il sistema dei controlli con assunzioni e coordinamento tra gli enti, e le occasioni di confronto sono rare».

Sul totale delle denunce, 334 riguardano il settore delle costruzioni e 560 quelle del commercio. Sono 276 quelle registrate all’interno del trasporto-magazzinaggio, 301 in sanità e 458 nell’industria(tra queste rientra anche l’industria alimentare ndr). «Sul mercato del lavoro i dati sono allarmanti , infatti nel 2021 registriamo il 76% delle assunzioni a termine, il 6% in apprendistato e solo il 18% a tempo indeterminato di cui però anche questo spesso soggetto a condizioni precarie relative all’appalto – precisa la segretaria -. Alla precarietà si somma la diffusa scarsa attenzione alla salute e sicurezza, in primis da parte del sistema delle imprese ma anche scarsa capacità del sistema pubblico di intervento. Serve più formazione, più attenzione ai dispositivi di protezione e ai piani di prevenzione, e soprattutto servono controlli».

E proprio sui controlli nasce il problema. «Se da un lato con la Legge 146/2021 il Governo è intervenuto positivamente nell’aumentare le dotazioni organiche ai servizi di controllo e a rendere più stringenti le sanzioni alle imprese fino a prevederne la chiusura in caso di grave inosservanza delle norme, è evidente che ancora questo processo non è arrivato a compimento – prosegue Giorgini -. Ad oggi manca personale negli organi ispettivi come manca un raccordo tra tutti i soggetti preposti alla tutela della salute e sicurezza».

(L'articolo completo sul Corriere Romagna in edicola oggi)

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