Forlì: addio a Roberto Pistolesi, l’architetto dei grandi restauri

Forlì

FORLI'. Con lui il passato rinasceva e tornava grande. Da Rocca delle Camminate alla Pieve di Polenta, dal Ceub alla lunetta di San Mercuriale. Era l’architetto dei grandi e prestigiosi recuperi, uomo di fede e di estrema cortesia. E un infaticabile lavoratore. E proprio davanti al computer è stato trovato mercoledì, ormai senza vita, colto probabilmente da un malore. Se n’è andato così Roberto Pistolesi. Avrebbe compiuto 60 anni tra poco più di un mese, il prossimo 19 agosto. Dopo la maturità al liceo artistico di Ravenna alla fine degli anni ’70, si era laureato alla Facoltà di architettura dell’Università di Venezia. Da lì era iniziata una proficua carriera professionale, tra docenze e progetti di qualità, puntati spesso sulla rigenerazione. Molti in collaborazione con la Diocesi di Forlì e con l’Università. Da oltre dieci anni Pistolesi era socio della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. Si era speso anche per la sua categoria professionale come membro del Consiglio di Disciplina dell’ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Forlì-Cesena e consigliere dell’Ordine degli Architetti (incarico che aveva ricoperto dal 2004 al 2009).


I progetti
Servirebbero pagine intere per elencare tutti i lavori che portano la sua firma portati a termine un po’ ovunque sul territorio. A Castrocaro aveva lavorato per il restauro del Grand Hotel. A Terra del Sole si era occupato della progettazione del restauro di alcune parti della cittadella medicea, a Tredozio dell’ex Monastero dell’Annunziata. A Polenta aveva progettato il completo restauro della Pieve (intervento in parte sostenuto anche da Adriana Spazzoli e Giorgio Squinzi di Mapei). Aveva partecipato anche al progetto di restauro di Rocca delle Caminate. In città era stato lui a disegnare il recupero del tetto del Duomo, della Chiesa del Suffragio, della facciata e della lunetta di San Mercuriale, la riqualificazione della colonna e della statua della Madonna del Fuoco, del monumento a Giovan Battista Morgagni, della biblioteca Paul Harris all’interno del parco della Resistenza e progettare il restauro del villino Dolcini, dove ha sede la Serinar.
Il ricordo
«L’amore per il suo lavoro si traduceva in precisione che sfiorava la pignoleria per i particolari - ricorda don Enrico Casadio, parroco di San Mercuriale e amministratore parrocchiale della cattedrale -. Il padre Otello e la madre Orestilla avevano già pianto ma morte di una figlia. Sono straziato per loro. Di Roberto rammento anche la sua fede. Se n’è andato proprio alla vigilia della Madonna del Carmine che celebriamo oggi».
Troppo scosso il rettore del Suffragio, don Paolo Giuliani, amico da anni di Pistolesi.
Gabriele Zelli, cultore di storia locale e con alle spalle un lungo passato da amministratore conobbe Pistolesi nel 1987. «Si era laureato da poco e aveva iniziato l’attività di progettazione. In quel periodo collaborava con l’architetto Renato Casadei. Io ero assessore all’Edilizia Pubblica e al Patrimonio. A Pistolesi e Casadei furono affidati alcuni incarichi per l’adeguamento e l’ampliamento di edifici ad uso scolastico, soprattutto asili e scuole materne. Quando le progettazioni in questione furono consegnate i tecnici del settore Edilizia Pubblica rimasero favorevolmente impressionati per la qualità e gli aspetti innovativi che gli elaborati progettuali avevano. Anch’io ne trassi un’ottima impressione».
Andrea Bandini, direttore del Ceub, non riesce a nascondere la commozione. «Ci conoscemmo grazie al senatore Melandri - ricorda Bandini -. Per le grandi competenze che aveva gli avevano assegnato il recupero dell’attuale Ceub. Passammo notti intere a lavorare. Quel progetto fu premiato nel 2003 a Bruxelles come miglior esempio di recupero architettonico a livello europeo. Tra noi nacque una grande amicizia. Un anno fa era stato operato ma aveva affrontato la malattia con grande umanità. Questa era la sua dote più grande. Si poteva anche discutere ma dopo un paio di minuti bastava una pacca sulla spalla e tutto era dimenticato. A me ora manca solo Roberto, non l’architetto Pistolesi».

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