Forlì, acqua garantita per la popolazione

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C’è una parola nel dizionario che definisce non solo la sensazione che si prova, ma anche la conseguenza tangibile del caldo che ormai da settimane non abbandona la Romagna: arsura. Quella che “brucia le campagne”, che rende aridi i terreni e prosciuga i letti di fiumi e torrenti complici il vento e l’assenza pressoché totale di precipitazioni nelle ultime settimane. A Forlì e in Romagna, temperature stabilmente superiori alla media del periodo anche di 3 gradi, con i dati Arpae che parlano di un -50% di piogge da inizio anno rispetto al 2020, con un deficit che supera i 200 millimetri. Per ritrovare precipitazioni degne di tal nome, bisogna tornare al periodo compreso tra il 24 e il 30 maggio, quando le piogge sono state superiori alla norma (circa 21 millimetri sui 12-13 attesi dal clima). Dopo praticamente il nulla.

Ne risente l’agricoltura, pesantemente, con la Regione che però non anticipa il divieto di attingimento di acqua dai torrenti che scatterà martedì. Il giorno prima, però, riunione con le categorie e le parti sociali per fare il punto, mentre Confagricoltura, allarmata, chiede un vero e proprio “Tavolo delle Acque” per definire azioni strategiche.

Hanno sete i campi, ma la popolazione romagnola non resterà senz’acqua. Lo ammette Tonino Bernabè, presidente di Romagna Acque. «Per le colture l’approvvigionamento anche dal Canale Emiliano-Romagnolo è fondamentale, ma per gli usi civili il bacino di Ridracoli ci garantisce di vivere le vacanze senza alcun rischio di rimanere senz’acqua potabile: abbiamo risorsa a sufficienza per arrivare tranquillamente a fine settembre anche se dovesse perdurare l’assenza di piogge».

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