Forlì, il primario Maitan ai No pass: "In piazza grazie al vaccino"

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Sabato pomeriggio hanno attraversato un’altra volta il cuore di Forlì al grido “no green pass, no green pass”. Inneggiando alla libertà, gridando all’oppressione di un complotto mondiale, sempre sabato pomeriggio i “No pass” si sono conquistati piazza Duomo e piazza Fontana a Milano, fino a scontrarsi con gli scudi della polizia e ad arrivare a prendersi le manganellate della Digos. Dall’altra parte, dall’altro lato della medaglia, ci sono i no vax pentiti, quelli convinti dell’inutilità o della nocività del vaccino, che hanno rifiutato di iniettarsi quella dose che con grande probabilità li avrebbe protetti dal contagio e quasi sicuramente da una forma grave di malattia. Pentiti, perché poi quella malattia a cui magari non credevano nemmeno l’hanno contratta anche loro e ne hanno conosciuto la faccia peggiore. Alcuni sono pazienti del segretario provinciale del sindacato dei medici di medicina generale Fimmg, Marco Ragazzini, altri di Michele Gaudio, il presidente dell’Ordine dei medici, altri ancora di Vincenzo Immordino, un altro medico di base forlivese, segretario del sindacato Simet. Nessuno di loro ha voluto raccontarsi, «troppo difficile - a detta dei medici curanti, che ne hanno tuttavia raccolto le “confessioni” - ammettere pubblicamente i loro errori». Ma a guardare i “No pass” sfilare in piazza ci sono anche i medici rianimatori e anestesisti, quelli che in quasi due anni di pandemia, del Covid, hanno visto soprattutto il volto più crudele. «Persone che sono morte o che hanno sofferto tantissimo» ricorda il primario del reparto di Terapia intensiva dell'ospedale Morgagni - Pierantoni, Stefano Maitan.

Dottore, cosa direbbe a chi oggi riempie le piazze per manifestare contro il vaccino e il green pass?

«Non è facile immaginare di confrontarsi con chi ha queste idee: sono individui fermamente convinti di essere nel giusto. La mia visione al riguardo però è molto semplice: se oggi possono manifestare è solo e soltanto perché ci sono altri che il vaccino contro cui manifestano lo hanno fatto. Questo ha permesso loro di arrivare in piazza a manifestare, vorrei che se ne rendessero conto. E poi farei loro presente che la libertà per cui si battono non è la libertà di tutti. Se tutti facessimo o avessimo fatto come loro, oggi saremmo tutti chiusi in casa come lo eravamo l’anno scorso a quest’ora».

Quanto sarebbe stato diverso lo scenario se non ci fosse stato il vaccino?

«Basta guardare all’anno scorso: di questi tempi non si girava tanto per i locali. L’efficacia del vaccino è confermata dai fatti. Da quando è cominciata la campagna vaccinale i contagi si sono ridotti. Nonostante sia freddo e nonostante sia iniziata la scuola, oggi non stiamo rischiando di venire chiusi di nuovo, e non c’è stata un’impennata di contagi».

Gli effetti si sono sentiti anche nel reparto che dirige?

«Questa estate c’era stata una piccola ondata, un momento in cui i contagi stavano aumentando, ma a differenza delle altre ondate la curva dei contagi è scesa in fretta, e siamo riusciti a continuare a trattare tutte le persone che avevano patologie diverse dal Covid. Nel frattempo la campagna vaccinale è arrivata all’80% di copertura, e questo ha permesso di evitare nuovi focolai nonostante la ripartenza delle scuole. Ausl Romagna inoltre ha deciso di dedicare la Rianimazione forlivese primariamente alla cura dei malati oncologici e molti dei “nostri” malati Covid sono stati affidati al Bufalini. Chiaramente si tratta di operazioni fattibili quando le persone ad avere necessità di cure intensive sono poche. E questo è certamente grazie al vaccino».

Chi è stato ricoverato in Rianimazione di recente era vaccinato?

«I casi che abbiamo trattato noi o che abbiamo inviato a Cesena erano tutti non vaccinati. Ma erano pochi casi, con i grandi numeri cambia. Il vaccino protegge dalla malattia grave nel 95% dei casi, non al 100%, è giusto puntualizzarlo».

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