Il fiuto delle mamme smaschera serra di marijuana sopra l’asilo a Misano

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RIMINI. Alle mamme non sfugge niente, figuriamoci l’acre odore della marijuana, vicina alla fioritura, avvertito nella brezza del mattino nel momento di lasciare i figli all’asilo. Grazie alla segnalazione di alcune di loro, i carabinieri hanno scovato la fonte di quell’effluvio che ultimamente costringeva le insegnanti a tenere chiuse le finestre. Una piccola piantagione “proibita” allestita nell’appartamento al secondo piano, sopra la scuola, messo a disposizione dalla parrocchia, da ben diciotto anni, di un 59enne con un passato da tossicodipendente, in cambio di qualche lavoretto.

La serra smantellata dai militari della stazione dell’Arma di Misano Adriatico, guidati dal luogotenente Nicola Travaglino, era stata allestita all’interno di una cabina armadio e comprendeva quattro piante, alimentate da concime, lampade e un rudimentale impianto di termoventilazione. In manette, con l’accusa di coltivazione illegale di marijuana e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio è finito l’inquilino: Daniele Dallara, disoccupato, originario di Cesenatico.

L’uomo, difeso dall’avvocato Annalisa Calvano, ha ammesso le proprie responsabilità: «Mi sono ritrovato a corto di soldi, pensavo di guadagnare qualcosa». I carabinieri hanno sequestrato alcune foglie essiccate: per la maturazione completa delle piante mancava ancora qualche giorno. Come le mamme hanno segnalato i loro sospetti, le insegnanti si sono rivolte in caserma: la verifica non si è fatta attendere.

In parrocchia sono rimasti allibiti: nessuno poteva immaginare che l’uomo accolto con generosità tanti anni prima fosse capace di tradire la fiducia riposta in lui. L’uomo ha patteggiato davanti al giudice la pena di un anno e quattro mesi di reclusione, ma non potrà fare ritorno al vecchio alloggio. Don Angelo, don Giuseppe e don Roberto, parroci in solido delle Parrocchie di Misano monte e di Misano mare e del tutto ignari dell’attività illegale, non sono più disposti a riaprirgli la porta. Il cinquantanovenne è stato scarcerato, ma gli è stato imposto l’obbligo di firma in caserma a Cesena, città dove vive la sua famiglia d’origine.

«La nostra priorità assoluta sono i bambini - sottolineano i sacerdoti -. Dal momento che la vigilanza è sempre stata affidata alle maestre, intendiamo rassicurare le famiglie sulla assoluta affidabilità della struttura e sulla sua valenza educativa; l’asilo “San Giovanni Bosco” non è in alcun modo implicato in questi fatti». «Per questo motivo - aggiungono a scanso di equivoci -, e anche in un frangente così spiacevole, abbiamo scelto di essere trasparenti, non abbiamo nascosto e protetto nessuno». Il comandante della Compagnia di Riccione, capitano Marco Califano, nel commentare la singolare operazione si è complimentato con i carabinieri della stazione di Misano.

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