Finti vaccini a Ravenna: altri 3 indagati, c'è anche un maestro di tennis

Un maestro di tennis di un circolo ravennate, una donna di Udine e il già noto “guaritore” di Padova. Sono questi i tre nuovi indagati nell’ambito dell’inchiesta sui vaccini simulati dal dottor Mauro Passarini, il medico di base 63enne finito prima in carcere poi agli arresti domiciliari perché accusato di avere percepito soldi in cambio di finte dosi di siero anti Covid, finalizzate al rilascio di falsi Green pass. I tre avrebbero avuto un ruolo cardine nel giro di pazienti che fino allo scorso ottobre sono arrivati da mezza Italia nei due ambulatori di Ravenna e Marina di Ravenna: avrebbero fatto cioè da intermediari tra la galassia no vax e il medico compiacente. Ora devono rispondere di concorso in falso, facendo salire a sei il numero delle persone formalmente indagate nell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Angela Scorza, che vede Passarini accusato anche di peculato e corruzione.

Gli atleti minorenni

Il nome dell’allenatore di tennis è emerso nel corso delle indagini della Squadra mobile, impegnata a ricostruire i ruoli di spicco all’interno della fitta rete delle 294 persone vaccinate dal medico a partire dalla scorsa estate. A indicarlo sarebbe stato un infettivologo dell’ospedale di Ravenna, rivelando di essersi fatto consigliare dallo sportivo per trovare un collega dal quale farsi vaccinare, ricevendo poi una dose - a detta dello stesso Passarini - “diluita”. Non bastasse, nell’elenco dei 191 certificati verdi sequestrati (di cui solo uno riconsegnato) erano presenti diversi suoi atleti minorenni, per i quali il maestro si sarebbe prodigato a prendere l’appuntamento per la finta dose. Nel suo entourage ci sarebbe pure un tennista professionista, risultato a sua volta negativo al test anticorpale.

Il contatto udinese e il guaritore

Sono state invece le analisi dei contatti telefonici tra Passarini e i pazienti provenienti da fuori provincia a portare l’inchiesta fino a Udine, dalla donna che avrebbe inviato a Ravenna altre persone disposte a viaggiare pur di ottenere il Green pass senza ricevere la copertura contro il virus. Sentita in merito alle presunte dazioni di denaro, avrebbe tuttavia smentito l’ipotesi che negli accordi presi con il medico ci fossero compensi economici. Eppure il sospetto rimane, e vale ben 1.555 euro, cioè l’ammontare dei contanti trovati nelle tasche del dottore il 17 ottobre, quando gli investigatori sono entrati a sorpresa nell’ambulatorio di Marina di Ravenna. Era domenica e dal suo studio era appena uscito un altro degli indagati, vale a dire l’uomo di Belluno, giunto in Romagna con la nuova compagna e la figlia minore per ricevere il finto vaccino tenendo all’oscuro l’ex moglie, intenzionata invece a sottoporre realmente la bambina al siero. Secondo la Procura i soldi sequestrati corrispondono alla “parcella” pattuita. Ma Passarini (difeso dall’avvocato Carlo Benini) ha negato di essersi fatto pagare. Ha sostenuto invece di avere ritirato quella somma in vista di un corso di meditazione a Padova organizzato da un pranoterapeuta. Tuttavia gli accertamenti bancari effettuati non mostrano prelievi analoghi a ridosso di quella data. Coincidenza, è stato il suddetto “guaritore” ad avere inviato a Ravenna la famiglia bellunese dalla quale ha preso il via tutta l’inchiesta. Grazie a lui, il 63enne è diventato il punto di riferimento per chi, scettico verso il vaccino, non voleva rinunciare al passaporto verde. L’avviso di garanzia gli è stato notificato di recente e chiude per il momento il cerchio delle persone formalmente indagate, che comprende anche un poliziotto al quale Passarini, prima di essere arrestato, chiese informazioni in merito all’indagine a suo carico. Nel frattempo numerosi pazienti hanno chiesto il dissequestro dei green pass ricorrendo al Tribunale del Riesame. Ma le istanze finora trattate sono state tutte rigettate.

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