«Filumena è il simbolo di chi nasce svantaggiato ma non si arrende»

Rimini

forlì

Maria teresa Indellicati

Ha scelto un grande testo, e uno spettacolo di enorme successo, Accademia Perduta/Romagna Teatri, per inaugurare la sua gestione del teatro Diego Fabbri di Forlì. Da oggi al 28 ottobre infatti (ore 21, domenica: ore 16) si alza il sipario su Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, con la regia di Liliana Cavani. In scena, Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses, affiancati da Nunzia Schiano, Mimmo Mignemi, Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Agostino Pannone, Gregorio De Paola, Adriano Falivene, Fabio Pappacena. Compreso nella “Cantata dei giorni dispari”, questo dramma del 1946 è una delle opere di Eduardo più rappresentate anche all’estero: nel 1979 Laurence Olivier lo portò anche a Broadway!. Indimenticabili i due protagonisti, Filumena, ex prostituta, generosa e fiera, e Domenico Soriano, ricco rampollo della Napoli borghese.

«Abbiamo lavorato sul personaggio di Filomena con grande rispetto per il testo – spiega Mariangela D’Abbraccio – cercando di capire e valorizzare il pensiero e le necessità che ispiravano Eduardo… Ed è così che ho pensato di dargli corpo in modo fedele: una donna che parte dal basso ma dimostra onestà, tenacia, coraggio. È in grado di accollarsi le responsabilità della casa, del lavoro… di Soriano, per non parlare poi dei tre figli “nascosti” vivendo venticinque anni sofferti, come “governante” certo non come compagna. Ma chiede un riscatto di fronte a una borghesia ottusa, incapace di riconoscere la sua dignità, e diventa il simbolo di chi nasce svantaggiato, ma non si arrende alla sua condizione».

Una lettura molto “politica”.

«Filumena, oltre che madre e donna, è davvero un simbolo, e il testo è anche un atto di provocazione sociale: anche sulla sua spinta, nel febbraio del 1955, fu approvata la legge che abolì l’uso dell’espressione “figlio di n.n.”!».

Un grande personaggio, quindi.

«Una donna che rivendica di non essere segnata dal marchio della povertà e della vergogna. Filumena sa rapportarsi con gli altri, sa costruire: e pensa sia un atto di pura giustizia che tutto ciò le sia riconosciuto. Sono due anni che “vivo” insieme a Filumena, e capire cosa questo personaggio significasse nella visione di Eduardo me lo ha fatto amare…».

Eduardo, appunto: i suoi inizi di attrice sono stati insieme a lui.

«Ed è proprio grazie a lui, e a Pino Daniele che mi consigliò di avvicinarlo, che ho iniziato in questo modo. Io sono napoletana ma ero attratta dal lavoro di Strehler: così invece mi sono accostata a un teatro che racconta della mia città, e di me. Eduardo fu il mio primo regista che ero ancora una ragazzina e fu tramite lui che entrai nella compagnia di Luca De Filippo con cui recitai Napoli milionaria. Proprio Luca mi ha regalato questa Filumena, poi l’incontro con Geppy ha dato inizio a tutto».

Con bellissimi risultati.

«Teatri sempre pieni, e pubblici entusiasti in tutte le centinaia di repliche di questi due anni!».

Parliamo però di un testo del ‘46. E il teatro di oggi?

«C’è un modo storico di fare teatro, che non verrà mai meno. Ma anche oggi ci sarebbero talenti, che però non vengono valorizzati: il sistema infatti cerca qualcosa di mediocre, o di “strano” e trendy. La provocazione però non può essere la spina dorsale di un organismo culturale… Poi è vero, oggi recitiamo in modo diverso dai grandi attori di un tempo, e di Eduardo non ne può certo nascere uno ogni dieci anni, ma rimpiango per esempio il teatro di Luca, la sua compagnia, e odio la tendenza a “bruciare” la memoria di autori importanti anche pochi anni dopo la loro scomparsa».

Domanda di prammatica: non teme il confronto con Titina, o con la Sofia Loren di “Matrimonio all’italiana”?

«Il grande ruolo porta con sé modelli: fa parte del gioco. Ma visto che gli spettatori conoscono perfettamente Filomena, io mi sforzo non di competere con chi l’ha interpretata prima di me, ma di essere all’altezza del pensiero di Eduardo e delle aspettative di chi viene a teatro. Il pubblico ama Filumena: io cerco di essere all’altezza di quell’amore». Biglietti: € 14-25.

Info: 0543 26355

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