Fiere. Rimini avverte Bologna: Verona è a portata di mano

“Se non si farà, e potrebbe darsi, sarebbe una colpa straordinaria per le due società”. Il presidente di Italian exhibition group, la società nata dalla fusione delle Fiere di Rimini e di Vicenza, Lorenzo Cagnoni, convocato questo pomeriggio in commissione in Comune a Rimini per illustrare l’andamento economico della società, si sofferma anche sul processo, bloccato, di integrazione con i “cugini” di Bologna. Inserendo nelle possibili alternative Verona. “Le cose- conferma- si sono fermate perché non abbiamo la stessa idea dal punto di vista industriale sulla società che risulterà dall’integrazione. Abbiamo creduto che fosse in pericolo la capacità della nuova società di rispondere al mercato con la idea che abbiamo noi”, quella di essere proprietaria dei marchi e non di affittare spazi, spiega lo stop il presidente Ieg. “Si è anche detto- aggiunge- che ‘Cagnoni vuole troppo’, sono state avanzate candidature”. Di certo, sottolinea il presidente, “sarebbe la più bella operazione industriale sul mercato, tra le due fiere che hanno più possibilità di sviluppo e con caratteristiche industriali complementari”. Insieme il volume d’affari raggiungerebbe il mezzo miliardo di euro, con un Ebitda sopra i 100 milioni e dunque una redditività tale da “mettere in campo operazioni straordinarie”. Dal canto suo, precisa Cagnoni, Ieg rimane “molto disponibile a riprendere la discussione che è ferma. I rapporti sono eleganti e di collaborazione dove è possibile, speriamo che si riprendano le condizioni per la discussione, che è complicata”. Detto questo nessun messaggio ufficiale, che potrebbe anche essere “controproducente”.

Da parte del gruppo “non c’è nessuna forma di timidezza o complesso di inferiorità, se la nuova società avrà le nostre caratteristiche si può arrivare a una redditività da 100 milioni di euro, se sono in forse ci possiamo anche rinunciare”, magari volgendo lo sguardo verso altre latitudini. O percorrendo la via solitaria, che da Piano di sviluppo può portare a un volume d’affari si 200 milioni. Se con Bologna, continua Cagnoni, è l’operazione “migliore”, con vantaggi per entrambi i poli, altre “integrazioni nazionali sono fattibili”, per esempio “Verona è alla nostra portata e abbiamo dimostrato disponibilità e apertura. È la metà di Bologna e Rimini ma è molto interessante”, chiosa. Il confronto con il centro felsineo “si è fermato per gli errori compiuti ma si può riprendere, ci pensiamo ancora, in modo elegante senza bussare tutti i giorni”. Tuttavia “ci sono amici e nemici dell’operazione”, conclude Cagnoni, e poi c’è la politica che “spesso non va d’accordo con il mondo del business e non dovrebbe entrarci”, ma poiché le partecipazioni di maggioranza sono pubbliche “ci si deve fare i conti”. Per cui si pensa anche ad altre soluzioni: le integrazioni con Cesena e Forlì per Macfrut e Fieravicola, e con Arezzo per la fiera sull’oro, dimostrano che Ieg si muove, ma “non siamo dolci nelle trattative”.

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