Fico a Bologna diventa un parco tematico

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Circa un anno di lavori, 5 milioni di euro di investimento da parte della società che non è mutata: 50% Eataly, 50% Unicoop-Coop Alleanza 3.0, un nuovo amministratore delegato con esperienza maturata fra Cina, Russia, Europa e Stati Uniti, ma per la prima volta in Emilia-Romagna. Sono gli ingredienti della ricetta che trasforma definitivamente Fico un vero e proprio parco tematico. Stefano Cigarini, già Ad di Cinecittà World, un anno fa era stato chiamato per redigere il piano industriale per risollevare la “fabbrica contadina” ideata da Oscar Farinetti nel 2017. La struttura resta quella, sia pure con oltre 10mila metri quadrati in meno di spazi, sul totale di 150mila metri quadri di superficie, suddivisi in 7 aree a tema dedicate al Made in Italy agroalimentare: salumi, formaggi, pasta, vino, olio, dolci, più una riservata al gioco e allo sport con tanto di campi in sabbia da beach volley. La veste è cambiata: più intelleggibile, più puramente giocosa grazie ai molti elementi scenografici, con l’offerta di assaggi ed esperienze gastronomiche e sensoriali, in parte anche educative, scandita da totem che marcano i diversi settori. Una mappa rivoluzionata con 30 nuove attrazioni, 13 tra ristoranti e altrettanti chioschi di street food, 13 fabbriche di produzione (birrificio, centrale del latte, pastifici, frantoio, cantina, forno ...). C’è ancora la fattoria degli animali all’esterno, e un pollaio all’interno, oltre al market firmato Eataly e al vero e proprio “Luna Farm” per i più piccoli con 14 giostre a tema. Aprirà al pubblico il 22 luglio, dal giovedì alla domenica, dalle 11 alle 22, il sabato fino alle 24.

Fico in questi anni non aveva raggiunto gli obiettivi economici: 8 milioni di perdita in due anni, poi ci si è messo il Covid. Cigarini, cosa fa pensare che si possa riprendere il filo del discorso con successo?

«Io non sono di Bologna, ma ho assistito a suo tempo a un lungo, e a tratti estenuante, dibattito di pro e contro su Fico. So però che questa start up al suo secondo anno di vita faceva 30 milioni di fatturato e ne perdeva 4, una situazione da metterci la firma! Faccia conto che quando nel 2016 mi chiamarono a Cinecittà World il fatturato era di 3,2 milioni e 32 milioni erano quelli di perdita, quello sì che faceva tremare le vene ai polsi. I numeri di Fico invece dicevano una cosa: lavorando si può aggiustare quella perdita. Il problema era che all’inizio Oscar Farinetti, al quale riconosco l’intuizione di aver ideato questo luogo, ipotizzava 6 milioni di visitatori e 80 milioni di fatturato. Numeri dettati più dal cuore che dalla matematica. Solo il target di stranieri era 1,8 milioni. Come arrivano gli stranieri? In aereo, il che avrebbe significato, con aerei da 200 persone, 9000 aerei all’anno, ovvero 25 al giorno, tutti al Marconi, carichi di turisti da “deportare” a Fico. Non aveva tecnicamente senso».

Quindi che obiettivi di presenze vi date ora ?

«Quando aprirono Cinecittà World, a Roma passavano 16 milioni turisti si disse che almeno un milione sarebbe passato da lì, ma ne passarono appena 4000. Non basta il potenziale, il richiamo per i turisti va costruito. L’obiettivo è che i ragazzi siano felici e giochino e contemporaneamente si avvicinano al mondo del cibo, che ci sia la coda per gli arrosticini... L’obiettivo è che si faccia utile come una qualsiasi azienda. I clienti prima da qui non uscivano dicendo “wow” per attirarli serve il format giusto, noi lo abbiamo rivoluzionato. Abbiamo una capienza massima di 8000 persone. Abbiamo già venduto 3mila biglietti e qualche centinaia di abbonamenti».

Quindi, come arrivare a far sì che questa volta funzioni?

«Va costruita una proposta chiara, nessuno canta o scrive per non essere capito. Va preso atto che alto e basso possono convivere, Mozart era anche una pop star ai suoi tempi... Poi tanto per cominciare, col biglietto. Il primo Fico non aveva un biglietto di ingresso, quindi ad esempio un tour operator cosa vendeva e cosa ci guadagnava a proporre Fico come esperienza? Cominciamo da qui, mantenendo un prezzo popolare (10 euro a testa tour guidato e parcheggio compresi, 12 per entrare anche al Luna Farm, gratis i bambini sotto i 90 cm, ndr). In uno o due anni si attiverà una intermediazione turistica che renderà. Inoltre ora con un unico sistema gestionale, attraverso il biglietto possiamo vedere dove vanno le persone, cosa mangiano, cosa guardano, che esperienze scelgono e ovviamente possiamo rielaborare queste informazioni».

Produttori e agroindustrie presenti, oggi sono molte meno.

«In origine erano circa 100 oggi gli operatori sono 60. Io onestamente ne avrei tenuti anche di meno, con 100 l’assetto non reggeva e anche 60 sono tanti perché devono condividere lo stesso pubblico. Con la scadenza di tutti i contratti triennali a novembre 2020, con il parco chiuso da sette mesi per Covid, i conti in perdita e oggettivamente prospettive poco rosee ci si poteva aspettare anche una diaspora. Poi i primi rumors del nuovo piano industriale si sono diffusi, gli operatori ci hanno creduto».

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