Fatture per depauperare le casse del Cesena: in 9 a processo

Cesena

Nell’aula del presidente Ilaria Rosati è iniziato ieri il processo per il cuore dell’operazione “Ippocampo”: nella quale prima la polizia e poi la guardia di finanza misero a nudo quelle che (per l’accusa ora retta dal pm Sara Posa) sono state operazioni inesistenti e metodologie distrattive per depauperare le casse dell’Ac Cesena nell’era della gestione della stessa a presidenza Igor Campedelli. Nove in totale le persone chiamate davanti al giudice per capire se debbano o meno essere condannate per aver, nel tempo e con metodologie diverse, tolto all’Ac Cesena fondi, mettendo sul piatto fatture per opere che o non sono state svolte, o sono state “gonfiate” o sono state effettivamente eseguite da altri soggetti diversi da quelli a cui la fattura è stata intestata. Manutenzioni, contratti, acquisti... Tutti incentrati sull’attività calcistica e per cifre esorbitanti ora contestate. La “vicenda simbolo” di questa condotta che per la Procura è stata portata avanti per tutta la gestione Campedelli dell’Ac Cesena (anch’essa contenuta in questo processo) è quella legata al “nevone del 2012”: quando per spalare dagli impianti in gestione al Cesena per la Procura vennero eseguite sovra fatturazioni e fatture per operazioni mai svolte. Un esempio lampante per la Procura di come funzionasse allora quello che per le fiamme gialle di Cesena era il sistema organizzato in quegli anni da molte delle persone chiamate in causa ora davanti al giudice. Siamo nel febbraio 2012: Cesena viene sepolta dalla neve. Occorre sgombrare il Manuzzi ed i campi d’allenamento di Villa Silvia. Per l’accusa era stata “appaltata” la rimozione della neve per un importo di circa 230.000 euro. Quando i contratti di rimozione della neve vennero firmati, la neve non c’era più in quanto era già stata rimossa. A spalarla, per cifre molto più basse, erano state altre società incaricate dal Cesena. Alcune di queste società spalatrici non sarebbero nemmeno mai state liquidate per il lavoro mentre quelle a cui è stata fatta la fattura avevano sempre per le accuse ricevuto addirittura degli anticipi negli anni precedenti su una neve che prima che cadesse non si poteva nemmeno ipotizzare. A Villa Silvia, poi, la neve non fu neppure rimossa. Eppure, per questi lavori mai effettuati, la Procura sostiene che l’Ac Cesena abbia contabilizzato e dichiarato fatture, emesse da una società priva di mezzi e di dipendenti che, a sua volta, avrebbe fittiziamente fatto figurare di essersi avvalsa, per i lavori, di altre imprese o società terze. La neve da rimuovere così è stata nuovamente fatturata: fatture false per oltre 500.000 euro. Totale operazione neve: 730mila euro. Spariti dalle casse del Cesena. È uno degli esempi macroscopici di ciò che si discuterà in aula. Ad udienza davanti al tribunale collegiale sono stati chiamati l’allora presidente Igor Campedelli (difeso dall’avvocato Fabio Belloni di Milano), Potito Trovato (difeso dall’avvocato Antonio Baldacci), gli imprenditori edili Coclite Mastrorazio e Ilir Aslani (difesi dall’avvocato Fabrizio Briganti) e Paulin Camai e il commercialista Luca Leoni (difeso dall’avvocato Alessandro Sintucci), l’ex vice presidente di quell’epoca societaria Luca Mancini (difeso dall’avvocato Guerrini), Maurizio Marin (difeso da Luca Ferrini) e buon ultimo almeno in questa indagine Giorgio Lugaresi (difeso dall’avvocato Giovani Majo): ovvero colui che, con un esposto alla polizia, aveva avviato l’indagine in qualità di potenziale parte lesa del contestato depauperamento delle casse societarie poi da lui rilevate. Lugaresi è stato poi l’ultimo presidente dell’Ac Cesena prima del fallimento della squadra e di una tempesta giudiziaria altrettanto imponente scatenatasi anche sui suoi collaboratori e soci negli ultimi anni di vita del Cesena poi sparito d’ufficio dal calcio professionistico.

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