Farmaci nel caffè della ex. Il marito: "Volevo stesse tranquilla"

Faenza

Cuoco di professione, incensurato, una parlata dall’accento romagnolo. Dal carcere di Ravenna, il 47enne ha deciso di rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari Janos Barlotti e del sostituto procuratore Cristina D’Aniello.

Difeso dagli avvocati Carlo Benini e Renato Conte, ha negato di avere violentato l’ex moglie e di averla picchiata, sostenendo che mai la donna si sarebbe recata al pronto soccorso per farsi refertare lesioni né si sarebbe mai assentata dal lavoro.

Nel corso dell’udienza di convalida, ieri pomeriggio, ha affrontato a lungo le circostanze del caffè preparato all’ex moglie nei giorni precedenti al fermo, ammettendo di averle somministrato a sua insaputa alcuni farmaci. «La rendeva più tranquilla», ha dichiarato, sostenendo di avere iniziato da circa una settimana. «Erano farmaci che prendeva già fin da inizio estate, poi però aveva calato», ha aggiunto. Quanto alle pasticche bianche, che per l’accusa sarebbero vasodilatatori aggiunti agli anticoagulanti che la donna stava assumendo, ha replicato: «Erano per il cuore». Non ha mai pensato che l’ex moglie potesse sentirsi male, nonostante avesse letto il bugiardino del farmaco, ha dichiarato, precisando di non avere mai fatto delle ricerche specifiche per appurare se effettivamente quei medicinali funzionassero anche per calmare l’ex moglie, sortendo l’asserito effetto desiderato.

Ha risposto anche in merito al farmaco che i carabinieri gli hanno sequestrato dal borsello. Una pillola da sciogliere sotto la lingua, che lui ha detto assumere «per rallentare il battito cardiaco».

La difesa, sostenendo che non sussista il concreto pericolo di fuga, si è opposta alla convalida del fermo. Ha inoltre chiesto la revoca della custodia cautelare in carcere, chiesta dal pm sulla base del pericolo di reiterazione del reato. Un rischio che secondo i legali non sarebbe riscontrabile, considerato che gli ex coniugi vivono in abitazioni diverse.

Quanto all’accusa del tentativo di avvelenamento farmacologico, il legale attende l’esito dell’esame tossicologico sulle restanti due tazzine di caffè sequestrate, lasciando aperta l’ipotesi che, qualora fossero riscontrate solo tracce del farmaco che già la donna assumeva, potrebbe in astrato venire meno l’ipotesi di tentato omicidio, configurando tuttalpiù quella di lesioni.

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