Famiglia da Cesena alla resistenza in guerra a Leopoli

Cesena

Quando è cominciata l’invasione russa in Ucraina per gli alunni della prima media del Sacro Cuore, il pensiero è volato subito a Maxim e alla sua famiglia. Maxim era stato un loro compagno di classe alle elementari, un bambino solare e ben voluto, che ogni volta che tornava a trovare la nonna con cui lui e la sua famiglia avevano vissuto qualche anno prima di decidere di tornare a casa in Ucraina, arrivava sempre a salutare la sua vecchia classe. Maxim è di Leopoli, città vicina al confine con la Polonia, per ora lontana dalle bombe e dai missili, ma che fa i conti ogni giorno con le conseguenze dell’invasione.
A raccontare come vivono dall’inizio dell’invasione è Natalia, la mamma di Maxim che ha 35 anni. Il marito Vladimir, che ha 38 anni, partecipa alle ronde organizzate dai civili, sono gruppi di volontari che si alternano anche la notte «per tenerci al sicuro», spiega Natalia. Il pericolo in questa parte di Paese è rappresentato soprattutto dai «sabotatori russi» e dagli aerei. È ai migranti che dedicano gran parte delle loro energie che spesso accolgono anche nelle loro case, «hanno perso tutto». Durante il giorno, racconta, «realizziamo reti mimetiche per i nostri difensori, organizziamo il materiale che la brava gente ci manda per mandarlo dove serve: cibo vestiti, scarpe, pannolini, pappe».


La città di Leopoli «È al sicuro in questo momento», ma nonostante questo sia Natalia che il marito con l’inizio dell’invasione hanno perso il lavoro mentre ai bambini la scuola è stata sospesa per due settimane. Elettricità e gas ci sono ancora, il carburante scarseggia ma ancora si trova e ancora c’è cibo che i volontari preparano per portarlo alle stazioni ferroviarie, mentre altri organizzano le consegne negli insediamenti di sfollati dentro e fuori la città. «Ci sono anche tanti ristoranti che stanno preparando e distribuendo cibo gratuitamente». Nel frattempo i bambini (Maxim che sta per compiere 13 anni, la sorellina Anna Sofia che ne ha sei e le cuginette, figlie della sorella di Natalia) «pregano con noi, giocano e fanno disegni della vittoria sul male».
Il male è Putin: «Questa è una guerra che pianificava da anni, che è cominciata nel 2014 quando ha invaso la Crimea», ma per Natalia soprattutto, «non è solo la nostra guerra, se ci arrendiamo ora domani potrebbe essere un altro Paese a trovarsi invaso. È l’incarnazione stessa del male, i russi sono persone consapevoli che non vogliono la guerra, ma nemmeno questo lo ferma, e anzi continua ad attaccare e a trasmettere menzogne alla tv». Lasciare l’Ucraina è un’eventualità a cui hanno pensato, Maxim nel videomessaggio che ha mandato agli ex compagni di classe italiani lo ha detto «se la guerra arriverà anche qui, torneremo in Italia», e sapere di avere una rete solidale su cui contare è importante, «ma noi abbiamo il nostro Paese, lo amiamo e vogliamo la pace, perché dovremmo andarcene?».

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