Falso durante l'arresto in stazione a Cesena: assolti 2 poliziotti

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Assolti perché il fatto non sussiste. È la sentenza che ieri il giudice Marco Mazzocco ha pronunciato nei confronti di due poliziotti (all’epoca entrambi in servizio al Commissariato di Cesena) che erano accusati di falso. Per le imputazioni portate in aula dal pm Sara Posa si trattava di un falso commesso nell’ambito dell’arresto di una persona nella zona sul retro della stazione ferroviaria. I fatti risalgono al novembre 2018. A quell’epoca il Commissariato era retto dal primo dirigente Giorgio Di Munno. In quei giorni un giovane senegalese (S.M.) venne ammanettato dalla pattuglia composta dai due poliziotti. Per lui le accuse mosse dagli agenti che lo avevano arrestato parlavano di rapina e resistenza a pubblico ufficiale. I due agenti (difesi dagli avvocati Carlotta Mattei ed Antonio Baldacci) nel dettaglio di quel frangente bloccarono una di due persone sospette. Una riuscì a scappare in auto dopo avervi caricato dei borsoni, si disse negli atti. Un fatto che lasciava molti sospetti dunque su una possibile rapina compiuta. L’arrestato era stato visto dagli agenti anche armeggiare tra le auto in sosta come per mettere a segno dei furti. Di lì il controllo ed il successivo arresto. Il senegalese per direttissima venne condannato a 6 mesi. Esclusivamente per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Successivamente le accuse in mano alla procura della repubblica per processare i due agenti le hanno messe a disposizione i colleghi dei due agenti stessi. Dopo l’arresto del senegalese, visionando le immagini delle telecamere per cercare di rintracciare l’auto in fuga e prove di furti o rapine da accreditare, non trovarono evidenze che vi fosse un secondo “bandito” all’opera. Videro anche che l’arrestato al momento del fermo non era intento a scassinare alcunché. I colleghi dei due agenti così fecero un esposto, rimasto a lungo in un cassetto del Commissariato. Poi le carte, dopo il cambio di gestione dirigenziale in via Don Minzoni erano finite in Procura dando via al processo contro i due poliziotti. Per l’accusa gli agenti sarebbero dovuti essere condannati a 9 mesi di reclusione. La difesa ha invece evidenziato come diverso sia visionare delle immagini di telecamere di episodi già accaduti rispetto a trovarsi in azione in zona stazione e vedere movimenti di persone sospette. Inoltre, anche qualora gli agenti potessero aver notato azioni criminose che in realtà non erano tali, dall’eseguire indebitamente un arresto simile o dal compilare atti falsi non avrebbero ottenuto alcun vantaggio personale. Sotto forma di carriera, premi ed encomi: le verifiche ed i controlli in area stazione ferroviaria sono una routine per gli agenti di polizia e non qualcosa di straordinario. Erano nella piena consapevolezza che tutta l’area della stazione è circondata da telecamere e che le indagini avrebbero portato subito alla visione dei filmati che si trovano custoditi al comando di polizia locale. Per i difensori dei due agenti, insomma, le accuse sollevate contro gli stessi sarebbero frutto “solo” delle periodiche guerre intestine tra colleghi che si sviluppano spesso negli ambienti del Commissariato cesenate. Tutte tesi che con l’assoluzione sono evidentemente state sposate anche al giudice di primo grado.

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