Fallita la Mib, la società nell'inchiesta con 63 indagati a Ravenna

È fallita la Mib Service srl. Porta la data del 7 aprile scorso l’atto con il quale il giudice Paolo Gilotta ha decretato la fine della società al centro dell’inchiesta della Procura sui contratti ritenuti illeciti, grazie ai quali il vasto mondo di stabilimenti balneari, discoteche, hotel, bar e ristoranti di tutta la provincia, ha gestito per anni dipendenti e stagionali risparmiando su contratti e contributi. Pochi giorni dopo la dichiarazione registrata dal tribunale fallimentare, sono partite le notifiche nei confronti di 63 indagati, tra imprenditori, manager e alcuni dipendenti, per avvisarli che le indagini sono giunte al termine e contestando a vario titolo i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata, illecita somministrazione di manodopera e una maxi evasione fiscale da 9,5 milioni di euro.

Società “morta”

Il fallimento, di cui ora è stato nominato curatore il commercialista forlivese Giorgio Rubini, era un epilogo per certi versi scontato. La Mib era finita sotto la lente del nucleo Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Ravenna, nel 2017, per poi essere travolta, nel 2020 dal primo decreto di sequestro preventivo da 6 milioni di euro (poi oggetto di un successivo parziale dissequestro). Erano quindi arrivati a cascata anche gli altri sequestri a carico dei vari imprenditori che si erano appoggiati ai servizi della società con sede in Darsena in via Magazzini Posteriori. Lo scorso novembre la stessa Mib era stata commissariata per un anno dal giudice per le indagini preliminari Corrado Schiaretti, affidandone la gestione al commercialista bolognese Stefano Reverberi e dunque consentendone, sulla carta, la prosecuzione dell’attività imprenditoriale. Ma di fatto era arrivata ai giorni scorsi del tutto inattiva, mostrando come unico atto formale il cambio della sede da Ravenna a Roma. Negli stessi giorni del commissariamento, era pure stato nominato come difensore della srl l’avvocato Guido Pirazzoli, che risulta tutt’ora legale della società, inserita nel capo d’accusa come 64° soggetto giuridico indagato per le condotte illecite realizzate nel settore “Hotellerie-restaurant-cafè”.

Gli indagati

Per i quattro manager della società, il 39enne Andrea Bagnoli, il 38enne Michele Mattioli, il 47enne Christian Leonelli e il 38enne Massimiliano Mattioli, legali rappresentanti dal 2010 al 2019, il sostituto procuratore Monica Gargiulo contesta anche l’associazione per delinquere, indicandoli come responsabili di avere istituito «un vincolo associativo continuativo», per realizzare un «programma delinquenziale» nella consapevolezza di far parte di un «illecito sodalizio» finalizzato a un «comune programma criminoso». Vengono a cascata anche tutti gli altri titolari delle società che gestiscono locali e attività sparse in tutta la provincia, dalla costa all’entroterra. Tra loro ci sono anche volti noti. Per tutti pende l’accusa di avere aderito al sistema architettato dalla Mib per evadere le imposte: e cioè di avere lasciato che i propri dipendenti fossero contrattualizzati dalla società di consulenze, pur continuando di fatto a gestirli in toto, dalle assunzioni ai licenziamenti. Il tutto corrispondendo i pagamenti alla Srl con fatture per servizi fittizi. Ora, con la dichiarazione di fallimento, è stata fissata per il prossimo settembre l’udienza alla quale si potranno presentare eventuali creditori.

Il sistema scoperchiato dall’inchiesta

Passando al setaccio gli anni dal 2013 al 2017, le indagini della guardia di finanza hanno esaminando i rapporti tra la Mib e 122 imprese del territorio; è emerso che la società ravennate faceva sottoscrivere un contratto di appalto di servizi grazie al quale assumeva dipendenti e talvolta anche i gestori dei locali, ma di fatto i lavoratori continuavano a ricevere direttive dai titolari delle aziende appaltanti, senza cambiare mansioni, compensi, e talvolta nemmeno erano a conoscenza del passaggio di datore di lavoro. In alcuni casi è stata contestata anche la truffa all’Inps, alla luce di licenziamenti concordati per consentire ai dipendenti di avere diritto alla disoccupazione.

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