Fallimento Rimini Calcio. Bottega: “Rischio di perdere la casa”

Ha perso tutto, anche la salute. Ora dopo tanti anni ancora continua a pagare per il fallimento della Rimini Calcio e il rischio è quello di perdere la casa in cui abita. È la storia di Orfeo Bottega, il presidente biancorosso dell’anno 1993. L’ex sindaco Giuseppe Chicchi ha lanciato un appello alla città, affinché la storia questa volta si chiuda con un “lieto fine”.

Un po’ di storia

Nei giorni scorsi Chicchi ha scritto una lettera per ricordare chi nel 2022 sta ancora raccogliendo i cocci del fallimento della Rimini Calcio, stagione 1993. Come mai? L’obiettivo dell’ex sindaco, dopo tanti anni, è quello di trovare una strada che guarisca le ferite del passato, perché quel «fallimento lasciò dolorose conseguenze, i gestori soccombenti non ricavarono dalla cessione nulla che consentisse di ripianare almeno in parte le gravi sofferenze debitorie».

Per la precisione. «Debiti, pignoramenti, diffide, fino al rischio reale di perdere la propria abitazione».

“Cerco solo giustizia”

«Su di me si è abbattuto il peso più grande, e penso anche immeritato, del fallimento della Rimini Calcio». Sono le parole di Orfeo Bottega, che in quegli anni era appunto il presidente biancorosso e che ora, nella sua missiva, ripercorre le vicende che lo hanno coinvolto. «La vera storia del fallimento – scrive – dovrà prima o poi essere scritta per intero. Le parole di Chicchi fanno giustizia morale ma non materiale rispetto a quanto avvenuto. Ora, giunti alla fine della corsa, riconosco l’onestà intellettuale del sindaco di allora per essersi interessato, dopo tanto tempo (28 anni), venuto a conoscenza della mia drammatica situazione, ho perso tutto il patrimonio di famiglia e continuo ancora a pagare, la mia salute è stata minata come conseguenza di quanto avvenuto in quegli anni, ho fatto le spese della discriminazione ed emarginazione da ogni attività lavorativa».

Bottega chiude quindi citando l’appello di Chicchi a «chiudere una vicenda lunga e dolorosa». «Lo interpreto come il primo passo verso la giustizia – argomenta l’ex presidente -. È un appello rivolto a tutti, a partire dalle istituzioni pubbliche e private, agli imprenditori, alle associazioni benefiche, una richiesta di aiuto a salvare il tetto sotto il quale abito».

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