Fallimento Cmv, con lo scudo fiscale rientrati 15 milioni

Rimini

Quella montagna di soldi (20 milioni di euro circa) nascosti al Fisco, fatta circolare tra San Marino e Rimini, non poteva salvare il Gruppo Cmv dal crac, ma coprire una sostanziosa parte delle richieste dei 270 creditori ammessi all’istanza di fallimento, sicuramente sì. Di certo, però, secondo la documentazione messa certosinamente assieme dal Nucleo di Polizia economico finanziaria e del pubblico ministero Paolo Gengarelli con l’inchiesta “Brik broken”, oltre a Sauro Nicolini, deus ex machina della galassia Cmv, una bella fetta dei quasi 15 milioni di euro transitati per due fiduciarie e una banca sammarinese, e poi fatti rientrare in Italia grazie anche allo scudo fiscale nel 2009, sono finiti nelle tasche di una quindicina di soci della galassia della Cooperativa muratori Verucchio. Un vorticoso giro di valuta, movimentato solo pochi mesi dopo che il collegio dei revisori guidato da Pula, all’epoca presidente pro tempore della Banca di Credito Cooperativo della Valmarecchia, in più sedute evidenziava come «a seguito delle avvisaglie di crisi che derivano dal mercato americano si consiglia di tenere monitorata la situazione finanziaria della società che appare fragile e molto dipendente dal sistema bancario». Tutto questo anche in virtù del fatto che Cmv «ha acquistato aree molto rilevanti legate a piani particolareggiati da approvare, come ad esempio Ex Eridania per cui si ricorda che il 30 giugno 2008 si dovrà procedere al saldo dell’area garantita da fidejussioni». “Tensione finanziaria”, confermata anche nelle successive relazioni trimestrali; in particolare, nel verbale del 9 dicembre, era rimarcato come «la situazione finanziaria della Cooperativa risulta fortemente appesantita ... si invita perciò la società a tenere monitorato tale aspetto, tenendo conto degli incassi degli interventi in corso e tempi del ritorno economico». Veniva quindi segnalata la necessità di individuare «una idonea struttura esperta in materia al fine di elaborare un piano volto all’equilibrio finanziario». Equilibrio finanziario, ma dei conti personali di Sauro Nicolini in primis, che secondo le Fiamme gialle e Procura, sarebbe stato organizzato da Pula con la predisposizione, appunto, del «sistema di occultamento dei fondi su istituti di credito e fiduciaria della Repubblica di San Marino» e successivo rientro fraudolento in Italia».

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