Sono passati 18 anni dall’istituzione del Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola: una realtà diventata ormai maggiorenne, ma solo ora arriva la svolta per dotarsi del Piano territoriale, strumento fondamentale per la regolamentazione di ambiente e habitat che mancava fin dalla nascita. L’avvio della fase di consultazione preliminare sulla bozza del documento è stato infatti fissato per lunedì prossimo e il percorso durerà fino al 22 marzo: due settimane durante le quali saranno raccolti contributi di vario tipo e proposte anche per la redazione della Valutazione della sostenibilità ambientale e territoriale.
«Degrado gravissimo»
Tra i vari documenti consultabili in via preliminare, la relazione tecnica del Piano presenta diversi paragrafi dedicati alla situazione della cava di Monte Tondo, definita «senza alcun dubbio e di gran lunga la maggiore emergenza ambientale della Vena del Gesso, tale da mettere assolutamente in secondo piano ogni altro problema». Con una tale premessa, il testo non può che proseguire osservando come, in ragione della prolungata attività estrattiva, «il livello di sopportazione fisico dell’ambiente sia stato ampiamente superato, avviando un processo di degrado gravissimo e superiore a ogni previsione». Insomma, una conclusione preliminare cui si giunge nella bozza è dunque che, in futuro, le estrazioni dovranno avvenire «in maniera subordinata alla salvaguardia di quanto resta dell’originario ambiente». Al momento i diritti di estrazione acquisiti da Saint-Gobain sono stati prorogati fino al 19 ottobre 2024, in attesa della definizione della variante al Piae per il Polo, intanto nelle prime linee guida a riguardo si fa notare quantomeno che «sarebbe necessario dar corso al monitoraggio e controllo dell’attività estrattiva allo scopo di non aggravare ulteriormente la già critica situazione, così come previsto dall’autorizzazione vigente», anche perché «l’attuale gestione della cava è notevolmente più attenta agli aspetti legati al carsismo e alla circolazione idrica, ma non è possibile annullare gli impatti di un’attività così fortemente incisiva».
L’accordo con gli agricoltori
Un altro aspetto cui è dedicato ampio spazio nella bozza di Piano è quello relativo all’agricoltura: tra i vari allegati figura infatti anche un “Accordo agro-ambientale” tra organizzazioni agricole e Parco, con l’obiettivo di promuovere e favorire le colture del territorio. Uno degli obiettivi citati è ad esempio la «costituzione di una Rete delle aziende Parco che producano secondo un disciplinare di qualità e che commercializzino i propri prodotti con il marchio» dell’Ente. Inoltre, «per circoscrivere il problema dei danni all’agricoltura causati dalla fauna selvatica», il Parco si dice disposto a stanziare appositi finanziamenti valutando anche, «se necessario, il proseguimento dei piani di controllo della specie cinghiale».