Treni, quadruplicamento linea Bologna-Castelbolognese, protesta davanti alla Regione: “L’opera va fatta, ma non così”

Presidio di protesta, questa mattina sotto la sede della Regione Emilia-Romagna a Bologna, dei comitati che si battono sul quadruplicamento della linea ferroviaria Bologna-Castelbolognese. “L’opera va fatta, ma non in quel modo”, è il succo della loro protesta, che prosegue da mesi, in attesa che Rfi presenti la relazione finale dopo il dibattito pubblico che si è chiuso a fine gennaio. Presente anche Marco Casali, vicedirettore di Confagricoltura Bologna, che manifesta la solidarietà dell’associazione di categoria. “L’infrastruttura è necessaria - condivide - ma si riverbera in maniera negativa sulle aziende agricole. Distrugge la regimentazione delle acque e riduce la fruibilità dei terreni. Nell’impatto di quest’opera va tenuto conto anche il comparto agricolo”.
Armando Martignani, portavoce del coordinamento dei comitati della zona, attacca: “Dall’assessora Priolo finora abbiamo sentito tante belle parole, ma inconcludenti. La Regione non si assume la responsabilità di aver dato il via al progetto. Scaricherà tutte le colpe su Rfi, come al solito, ma è la Regione il deus ex machina di questa operazione”. Anche i sindaci, contesta il comitato, “finora non hanno fatto nulla, come se avessero avuto l’ordine del silenzio. E’ scandaloso che non abbiano neanche fatto informazione”.
Questo pomeriggio, in Assemblea legislativa, è attesa la risposta della Giunta regionale all’interpellanza del consigliere di Rete Civica, Marco Mastacchi. “L’investimento deve essere fatto - ribadisce Mastacchi, incontrando questa mattina il comitato davanti alla Regione - ma deve essere concorrente dal punto di vista progettuale e col minore impatto possibile sul territorio. Inoltre devono essere coinvolti i cittadini e devono essere informati di quello che sta succedendo. La gente non può scoprirlo da un tecnico che va a fare rilievi dicendo che nel cortile di una famiglia ci sarà un pilone ferroviario”.
Un’alternativa possibile, spiega Mastacchi, “è sdoppiare il traffico spostando quello pesante a nord, nella direttrice di Ravenna-Poggio Rusco, e tenere sulla direttrice di Bologna, che è già ingolfata, il traffico ad alta velocità per non creare commistioni che potrebbero generare rallentamenti. La direttrice nord per il traffico pesante andrebbe anche nella direzione della richiesta che fanno i territori modenesi, che chiedono un potenziamento della ferrovia per alleggerire il traffico stradale da Ravenna verso la direttrice del Brennero”. A incontrare il comitato, questa mattina, si presenta pure la capogruppo Avs in Regione, Simona Larghetti, che è anche delegata alla Mobilità della Città metropolitana di Bologna. Proprio Palazzo Malvezzi, in un documento condiviso dai Comuni delle province di Bologna e Ravenna, e depositato al dibattito pubblico dei mesi scorsi, ha sottolineato almeno tre criticità sul progetto. Per prima cosa manca una definizione del nodo bolognese, perché ai quattro binari seguirebbe comunque una strozzatura a Bologna in zona San Vitale. Al capo opposto non è previsto neanche il raddoppio tra Castelbolognese e Ravenna. Il binario in più, inoltre sarebbe dedicato sia all’alta velocità sia al trasporto merci, con possibili problemi di rallentamenti e traffico eccessivo. Un’altra delle possibili soluzioni potrebbe essere l’affiancamento dell’attuale binario con un’altra linea ferroviaria normale, non ad alta velocità, in modo da poter realizzare con più facilità l’interramento nelle aree urbane.