In video la mano morta all’infermiera non si vede, assolto 58enne di Faenza

Faenza

FAENZA. Era accusato di violenza sessuale per una presunta mano morta appoggiata nel sedere dell’infermiera che gli stava cambiando il catetere, e di interferenze illecite nella vita privata, per aver filmato quel momento con due telefonini posizionati in due diversi punti della stanza. E gli anche stata offerta la possibilità di alleggerire la condanna offrendo un risarcimento alla donna che lo aveva denunciato. Invece non ha mai smesso di professarsi innocente. E ieri, all’ultima udienza che vedeva come imputato - davanti al collegio penale presieduto dal giudice Antonella Guidomei (Beatrice Marini e Andrea Chibelli a latere) - un invalido civile di 58 anni residente nella collina faentina, è stato assolto.

Le accuse

Un ciclopico malinteso quello che per la difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Damiani, aveva portato alla denuncia. Alla luce di una serie di problemi fisici l’uomo era dovuto ricorrere fin dalla fine del 2013 all’aiuto da parte di personale infermieristico che lo aiutava a domicilio nell’igiene personale e nella sostituzione del catetere. Ad aiutarlo, il giorno della querela, era andata una pensionata che occasionalmente eseguiva interventi di quel tipo, che già una volta aveva aiutato l’uomo. Era andata accompagnata con la zia, che dopo le più delicate operazioni, gli avrebbe dovuto tagliare i capelli, prima di un ricovero ospedaliero. Ma verso la fine dell’operazione l’uomo aveva chiesto all’infermiera di spostarsi da una parte all’altra del letto. È a quel punto che la donna, a suo dire, aveva notato uno stato di eccitazione e che aveva sentito una palpata alle natiche. Nel voltarsi per smarcarsi dall’imbarazzo, aveva notato una videocamera di un telefonino posizionato su un comodino. Choccata, era corsa a denunciare il fatto ai carabinieri, i quali avevano poi sequestrato due cellulari con altrettanti filmati, e una micro-usb contenente altre riprese della medesima operazione.

I video

E proprio su quei filmati, oltre che sul video del giorno incriminato, ha puntato la difesa dopo la lettura delle spontanee dichiarazioni scritte dall’imputato: «Avevo problemi alle vie urinarie facevo quei video per aggiornarmi su ciò che dovevo fare e mi sono stati molto utili per guarire». Altre infermiere sentite durante l’istruttoria dibattimentale hanno raccontato di essersi accorte delle riprese, ma nessuna aveva denunciato il fatto, né tantomeno aveva lamentato palpeggiamenti. Per quei filmati, girati in presenza delle infermiere anche il sostituto procuratore Angela Scorza aveva chiesto l’assoluzione, affiancata però a una richiesta di condanna a tre anni per quella mano morta lamentata dalla parte offesa. E anche su questo ha fatto leva la difesa, che pur riconoscendo la «comprensibile indignazione» per il filmato girato di nascosto, ha ribadito come la reazione «non possa giustificare la denuncia per palpeggiamenti mai avvenuti, che non si vedono in nessuno dei video recuperati». Posizione che, evidentemente, ha convinto i giudici.

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