Il tribunale dichiara fallita Tele 1: un gruppo di dipendenti già risarcito

Faenza

FAENZA. E’ stato ufficialmente dichiarato, con procedura del tribunale di Ravenna del 5 luglio, il fallimento di Tele 1 Srl. L’emittente con sede in via degli Olmi 4 era già in stato di liquidazione dal 2014, da quando subì le conseguenze legate alla vicenda giudiziaria dell’editore e stilista Germano Zama, in contenzioso con le banche. Le trasmissioni furono interrotte, ma il marchio e la frequenza, legati a Di.Tv, persistevano.

La nascita e il boom

La televisione nacque nel 1976 e assunse il nome di Tele 1 nel 1981, poi nel 2001 arrivò Zama, imprenditore del settore tessile, noto in tutto il mondo, con negozi anche fuori continente. Con lui vi furono 10 anni di splendori: l’emittente fece tendenza e si distinse per la qualità delle produzioni, i mezzi tecnici a disposizione negli studi, i programmi di politica, le rubriche di approfondimento e di servizio, format dedicati alla sanità, le riprese esterne in diretta, famose quelle del Palio.

Giù il sipario

Con il fallimento si chiude il sipario su un pezzo di storia faentina legata all’intrattenimento e all’informazione. Con la crisi dell’azienda tessile, l’editore ha cercato in tutti i modi di mantener e rilanciare almeno la televisione, ma non c’è stato nulla da fare. Dopo un ricorso per ottenere il risarcimento di arretrati, un gruppo di dipendenti, tra i quali il direttore del Tg, Maurizio Marchesi, sono stati liquidati. Con la dichiarazione di fallimento, i residui beni dell’azienda serviranno a coprire altre pendenze. Tele 1 nacque come cooperativa, e prima di Zama vi entrò anche la Banca Popolare di Faenza. Negli anni ‘80 alla direzione vi fu Giordano Gonnesi, poi il professor Enrico Ducci. Vi si alternarono inoltre Gianni Siroli e Graziano Bassi.

Zama e la banca

Scollegata dal provvedimento di fallimento resta in corso la vicenda legale tra Zama e la Bcc. La banca è ricorsa al tribunale per ottenere i rientri di mutui rilasciati a Zama, che ha denunciato i vertici dell’istituto (querela del 21 dicembre 2012) per estorsione ed usura, ottenendo anche una vittoria. Il contenzioso è aperto sui fronti civile e penale. Dopo la denuncia di Zama, un’inchiesta della Finanza aveva portato a iscrivere nel registro degli indagati 11 persone: vi furono 7 archiviazioni e 4 dirigenti della banca rinviati a giudizio. I processi non sono ancora terminati. «Un altro capitolo – ha riferito ieri l’imprenditore – vi sarà ad ottobre».

Il caso portò a galla un prestito concesso di 2 milioni e mezzo di euro, di cui solo 7mila 500 euro finiti nella disponibilità di Zama. I restanti risultavano trattenuti a coprire precedenti finanziamenti, con tassi, secondo la querela di Zama, da usura. F.D.

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