Nel Faentino ponti ancora bloccati dal legname, residenti preoccupati

Faenza

Il problema degli accumuli di legname sotto i ponti, stradali e ferroviari, è uno dei casi più criticati dopo l’ultima alluvione. Perché proprio in corrispondenza di tali tappi, torrenti e fiumi hanno poi tracimato. E dove non è successo hanno comunque rappresentato un serio pericolo. Il rischio deriva spesso dai tanti affluenti laterali (piccoli e grandi) sul cui stato ha fornito un valido contributo il consigliere comunale di Brisighella Giuseppe Giraldi, autore di uno studio di fattibilità che suggerisce anche interventi non più procrastinabili.

Sugli accumuli vi è ancora molta preoccupazione perché non tutti sono stati rimossi, oppure, quando tronchi e ramaglie sono stati tolti dall’alveo, risultano ammucchiati dentro gli argini o in prossimità degli stessi, in campi o in aree, da dove possono nuovamente finire nei corsi d’acqua al primo temporale.

Lungo il Lamone parecchio legname risulta ancora accumulato per esempio alla chiusa di Errano e sotto il ponte di via Molino del Rosso; lungo il Marzeno al guado che collega Santa Lucia a Rivalta. E poi vicino agli alvei della Sintria, del Senio, del rio Cosina e di altri torrenti e torrentelli, in tutto il territorio colpito. Tanto legname estratto è stato depositato dai mezzi cingolati intervenuti in urgenza, in punti dove i camion non riescono ad arrivare, perché i terreni sono ancora bagnati, o addirittura senza un sicuro accesso, così certi accumuli dovranno essere spostati due o tre volte prima di essere prelevati e portati via. La preoccupazione è che non si riesca a ripulire completamente prima di un altro evento climatico rilevante.

Lungo il Marzeno e suoi affluenti (Samoggia, Sandrona, Tamazzo, Acerreta) si sta comunque lavorando: rimozione del materiale alluvionale depositato durante la piena e successiva riparazione delle sponde erose. Gli interventi sono improntati anche a migliorare le condizioni precedenti, con l’utilizzo di tecnologie più recenti come l’utilizzo di massi di rinforzo.

I lavori possono subire adeguamenti in corso d’opera, secondo specifiche esigenze rilevate sul posto. Come richiesto da più parti, assolutamente da non trascurare nelle pulizie e nei lavori sarebbero i rii e i torrenti minori che, in presenza di forti precipitazioni, diventano impetuosi e paurosi quanto gli stessi fiumi, e proprio da questi proviene tanto legname che poi finisce sotto i ponti di strade e ferrovie. Un contributo interessante in merito, e più in generale su come mitigare i rischi idrogeologici partendo dalla collina viene dallo studio di fattibilità di Giuseppe Giraldi: «Occorre – ha dichiarato - il ripristino totale di tutte le briglie delle vallate laterali, sia quelle maggiori che quelle minori, con lo scopo di decantare la velocità dell’acqua e allungare i tempi di percorrenza. Le entrate laterali minori ai fiumi sono da regimare e controllare in modo tale che l’acqua giunga a Faenza in tempi raddoppiati. Ciò è possibile. I lavori a valle sono secondari se a monte si agirà con capacità e solerzia in tal senso».

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