Incendio all'Antarex di Faenza: due indagati

Ci sono due indagati per l’incendio all’Antarex che lo scorso 26 gennaio ha devastato il magazzino di via Proventa a Faenza. Si tratta del legale rappresentante della Atim srl, la società specializzata in attrezzature per ufficio che da pochi mesi aveva avuto in affitto parte del magazzino al civico 276, e del titolare della Emiro Holding, altra ditta svizzera che da quest’ultima aveva subaffittato un piccolo spazio per lo stoccaggio di abiti da sposa. Si tratta di un atto dovuto, alla luce di un’ipotesi investigativa precisa: quella cioè di un incendio di matrice dolosa, che ha distrutto immobile e beni assicurati per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro. Una polizza sottoscritta proprio dalla Atim e che ora, con l’indagine in corso, ha portato la compagnia assicurativa Axa a presentare una formale denuncia querela. Gli avvisi di garanzia sono stati notificati nei giorni scorsi per consentire a tutte le parti di nominare i propri consulenti in occasione dell’accertamento tecnico affidato dal sostituto procuratore Silvia Ziniti all’ingegnere faentino Carlo Dall’Oppio.

Sopralluogo fra le macerie

Per circa sei ore, martedì, i vigili del fuoco di Ravenna e i colleghi del Niat (il nucleo investigazioni antincendio di Bologna) hanno effettuato campionamenti all’interno del magazzino, insieme ai vari esperti, incaricati dalla Procura e dalle difese degli indagati (per Atim l’avvocato Ernesta Siracusa, per Emiro Holding gli avvocati Ermanno Cicognani e Luigi Gualtieri). Presenti anche le parti offese, individuate nella Fraer Leasing, società proprietaria dell’immobile, la stessa Antarex Arredamenti che aveva sottoscritto il contratto di proprietà, e Axa Assicurazioni.

L’urgenza dell’accertamento deriva dalla relazione depositata dal nucleo speciale dei vigili del fuoco, che dà atto di come, tra le macerie, non ci siano tracce riconducibili a possibili inneschi casuali, come surriscaldamento o mozziconi di sigaretta, e nemmeno segnali che potrebbero classificare l’incendio come accidentale o di origine colposa. Nel documento consegnato alla Procura si suggerisce un approfondimento non oltre i 45/50 giorni dalla data dell’incendio, termine entro il quale eventuali residui di componenti organici, spesso utilizzati come acceleranti di fiamma e altamente volatili, non sarebbero più rintracciabili.

L’ingegnere nominato dal pm dovrà nello specifico descrivere le caratteristiche del rogo: punto d’innesco, modalità e cause, velocità di diffusione e difficoltà nello spegnimento, oltre ad altri aspetti come il pericolo per l’incolumità pubblica. Sono accertamenti che prevedono, come indicato dal Niat, anche lo spostamento e la demolizione di parti carbonizzate, andando a caccia di sostanze e indizi anche oltre il rivestimento pavimentale del capannone.

Correlazione con altri incendi

Per quel che finora è stato accertato, le fiamme sono divampate intorno alle 22, sviluppandosi in un’area del magazzino affittata dall’Antarex alla Atim, srl con sede legale a Roma e distaccamenti in Campania e Abruzzo, che da appena sette mesi era approdata a Faenza, subaffittando parte dei propri spazi alla Emiro Holding. Il rogo si sarebbe sviluppato proprio a ridosso del muro in cartongesso che separava i due ambienti, distruggendo specialmente fotocopiatrici e stampanti, anche di grandi dimensioni. Tutto materiale assicurato, appunto, per una cifra milionaria.

Il raggio delle indagini condotte dalla Squadra Mobile è ancora più ampio e coinvolge anche la Guardia di Finanza. L’attenzione degli inquirenti è orientata ad esaminare eventuali correlazioni con altri incendi che si sono verificati in zona nell’ultimo periodo. Il 10 novembre 2019, lungo la stessa via, andò a fuoco un furgone della Mokadoro nel piazzale. L’origine: dolosa. Nel settembre dell’anno successivo, invece, altri due capannoni (uno della Yenka e l’altro della Maa.bat.) sono a loro volta bruciati. E naturalmente c’è la Lotras, carbonizzata nell’agosto di due anni fa.

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