I misteri della Marradi sotterranea

C’è una nuova meta alla portata di tutti i romagnoli, per gitanti e turisti alla scoperta di segreti nascosti, angoli di una suggestione unica, intrisi di storia e antiche vicende legate al lavoro e alla vita quotidiana dei paesi. La meta è la Marradi sotterranea o celata dentro o dietro a palazzi, nelle loro cantine da cui si diramano passaggi segreti che collegano l’abitato sbucando dove meno te lo aspetti, dopo un dedalo unico, finora rimasto sconosciuto.
Spesso sono aree di proprietà privata, a ridosso del torrente che percorre nel sottosuolo tutto il centro storico, prima di sfociare nel Lamone all’altezza del ponte che immette all’abitato.
Il segreto è stato svelato domenica grazie all’opportunità creata dal Marradi art festival, che ha saputo abbinare a concerti ed eventi sparsi per il paese questi percorsi, resi disponibili per l’occasione dai proprietari.
Dietro portoni, addentrandosi in vicoli o androni insospettabili si aprono giardini, scale che portano al fiume, ponticelli, tunnel di collegamento, voltoni e archi realizzati con tecniche urbanistiche medievali, in pietra. C’è un remoto lavatoio rupestre con acqua che cade direttamente dalla sorgente, vasche per attività di conceria, abitazioni ricavate in angoli e viuzze con cortili all’improvviso. Molte case sono abitate, mentre altre concesse per la visita durante il Festival. In tali anfratti sono state ospitate piccole esposizioni personali o collettive, in spazi dati in gestione per la giornata ad artisti e creativi.
C’è anche chi in questo scrigno ha creato il proprio atelier, come la nota restauratrice Barbara Briccolani che durante il covid ha interamente affrescato un piano della sua abitazione in stile neoclassico e ora vi espone le sue opere.
In un altro giardino ha esposto le sue fantasiose tele l’artista marradese Leonardo Chiari. In un appartamento ci si imbatte invece nei lavori naif di Francesco Galeotti, il pittore locale delle faraone e dei girasoli, molto vicino al talento di Ligabue. Ma altrettanto emozionante percorrere i terrazzi sul torrente, gli orti, vedere la Casa della Volpe a picco sul dirupo, nel vicolo della Badia o altri scorci interni a edifici in via Fabbrini. Si auspica che tale patrimonio possa avere accesso anche in altre occasioni a dimostrazione di come la collina abbia in serbo eccellenze ancora tutte da assaporare, per nutrirsi di cultura, conoscenza e sapienza, oltre che di cibi genuini e tipici di due regioni, solo qui reperibili insieme: dalle torte di marroni al lampredotto bollito nel panino intinto nel brodo, alle schiacciate con la finocchiona, alle tagliatelle, alla piadina. F.D.