Faenza, "unghiate sul braccio di mio figlio": maestra a processo per lesioni

Faenza

«Gliel’ho detto mille volte di non bloccare i bambini, di non tenerli stretti per i polsi». A parlare, in aula, è l’ex collega di una maestra 41enne originaria del Foggiano, a processo per abuso di mezzi di correzione e lesioni personali ai danni dei bambini di una scuola materna di Faenza, in cui era stata nominata supplente tra gennaio e giugno del 2019. Davanti al giudice monocratico Cecilia Calandra la testimone fa i gesti con le braccia allargate per mimare il modo in cui in più di un’occasione ha sorpreso l’insegnante trattenere «due o tre bambini, prima che io entrassi in classe». Oppure erano gli stessi bimbi, quando le due insegnanti si davano il cambio, a «mostrare i polsi arrossati, come se fossero stati stretti». Ha riferito di aver provato più volte a parlarle, alla luce del fatto che anche altre colleghe, comprese le bidelle, si erano accorte che la supplente non era in grado di gestire i bambini: «Capitava che i più responsabili uscissero dall’aula per chiamare le bidelle, per paura che i compagni si facessero male».

Vanno ancora più a fondo le domande del sostituto procuratore Cristina D’Aniello, e la teste lo ribadisce: «Mi ha capitato di entrare e trovare bambini arrampicati sui mobili, non so che cosa stesse facendo lei. Diceva che erano molto maleducati, ma ha sempre rifiutato il mio aiuto e quello delle colleghe». Tanto più che «in mia presenza la classe era buona, non c’era bisogno di urlare».


Unghiate su un braccio

Il caso era scoppiato con la denuncia di una mamma, chiamata a riferire in merito ad alcuni segni di unghie trovati sul braccio del figlio: «La maestra mi disse che era stato cattivo ed era stata costretta a sgridarlo. Saliti in auto l’ho rimproverato a mia volta, ma lui è scoppiato a piangere e mi ha fatto vedere il braccio». La donna non ci ha pensato due volte, è tornata a scuola per chiedere spiegazioni all’insegnante. «Mi rispose che probabilmente si era fatto male giocando con un albero».


Querelati i genitori

Ne era nato un polverone fra i genitori, alcuni dei quali avevano cercato un confronto. Ma per essersi lamentati con la maestra erano stati a loro volta querelati dalla docente, che li ha accusati di averla minacciata. Il processo davanti al giudice di pace di Ravenna, Andrea Ferrerio, si è concluso nei mesi scorsi, con l’assoluzione di tutti.

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