Faenza, uccisero capretto per un rito propiziatorio. A processo

Faenza

Cercavano la buona sorte ultraterrena ma si sono scontrati con la giustizia italiana. Perché nel praticare il rituale religioso, a farne le spese è stato un capretto scelto come vittima sacrificale. La mattina del 6 febbraio 2021, portato in un appartamento al primo piano di una palazzina in zona Borgo San rocco, il povero animale è stato sgozzato. Ne dovranno rispondere ora tre persone – un cubano e un brasiliano di 29 e 40 anni e un 53enne italiano – accusate di maltrattamento aggravato e uccisione di animali. Il processo nei loro confronti (i tre sono assistiti dagli avvocati Nicola Laghi e Massimo Ricci Maccarini) si è aperto ieri davanti al giudice Antonella Guidomei, che ora dovrà valutare anche la richiesta dell’Ente nazionale di protezione degli animali (rappresentata dagli avvocati Barbara Liverani e Claudia Ricci) di costituirsi parte civile, istanza alla quale si sono opposti i difensori dei tre imputati.

Il video choc

Un’agonia di circa 5 minuti, filmata con un telefonino: due persone tengono stretto un capretto mentre una terza lo sgozza facendone colare il sangue in alcuni recipienti posati a terra, nel corso di una litania pseudo-religiosa che intreccia la lingua portoghese a formule incomprensibili. Il rituale sarebbe probabilmente rimasto nella memoria degli astanti se solo il video realizzato da uno dei presenti non fosse finito il giorno seguente nella buchetta delle lettere del Commissariato di polizia con un biglietto anonimo: “ Reato grave! Sacrificio di animali in palazzina-borgo San Rocco”.

Gli agenti andarono a colpo sicuro; d’altra parte le immagini individuavano chiaramente i volti dei protagonisti. Bastò chiedere ai condomini per riconoscere il primo dei tre. In casa sua erano ancora presenti i suppellettili utilizzati per la cerimonia, la candela posizionata a terra vicino alle due ciotole usate per raccogliere il sangue dell’animale, così come gli arredi.

Il rituale

Sarebbe stato un particolare rito a prevedere il sacrificio del capretto. Un’usanza che l’inquilino – il 40enne immortalato nel filmato con la lama in mano – avrebbe ricondotto alla religione “Umbanda”, eseguita in onore dei santi cattolici e propiziatoria per ottenere fortuna e bene. Una sorte ben diversa rispetto a quella toccata alla vittima sacrificale, il capretto che per diversi minuti ha tentato di liberarsi dalla presa dimenandosi e belando, prima di essere trafitto con un lungo coltello da cucina, che recidendo i vasi sanguigni del collo lo avrebbe condannato a una lunga agonia. Sarebbe stato il 28enne cubano, contattato dal padrone di casa, a fare la parte del “sacerdote”, portando l’animale nell’appartamento e recitando le preghiere con un particolare copricapo. Ma immobilizzare la bestiola non deve essere stata cosa facile. Così è stato chiesto l’aiuto del 52enne italiano, finito a sua volta nei guai. Sorte diversa per l’autore del filmato che, una volta identificato, ha riferito di essersi prestato a inquadrare la scena, inconsapevole di quel che sarebbe accaduto. Finito il rituale, la carcassa dell’animale sarebbe stata mangiata come da tradizione per omaggiare una divinità protettrice di tutti i santi; una entità ultraterrena, la cui influenza sulla sorte dei tre fedeli non ha avuto effetto sulle grane legali.

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