Faenza. Trauma cranico cadendo in una buca, sei anni per essere risarcita dal comune di Rimini

Faenza
  • 26 agosto 2025

Ci sono voluti ben sei anni e mezzo e due gradi di giudizio per far ottenere ad una 60enne faentina il risarcimento dei danni subiti per un trauma cranico riportato dopo una caduta per una buca presente sul marciapiede del centralissimo viale Vespucci di Rimini.

La caduta di capodanno

Un incidente che risale al 2018. Era il 30 dicembre. La signora stava passeggiando a fianco del marito nel rinomato tratto di strada che parte dalla zona del Grand Hotel e costeggia il lungo mare: trattandosi di una domenica e dell’antivigilia di capodanno, la zona era affollatissima. In agguato, l’attendeva una buca formatasi sul marciapiede, creata da due blocchi di selciato mancanti. Un’insidia praticamente invisibile, nascosta dai passi delle stesse persone che, a loro volta ignare del pericolo, precedevano la 60enne. E così, poggiando il piede sinistro nella buca, la donna perse l’equilibrio finendo per sbattere con violenza il volto a terra.

Trauma cranico, lesioni al viso e rottura degli occhiali da vista. Ecco le conseguenze del capitombolo. Soccorsa immediatamente dal marito e da alcuni altri passanti, fu trasportata in ambulanza all’ospedale di Rimini dove, prestate le prime cure, le fu diagnosticato un trauma cranico, con tumefazione dei tessuti ed escoriazione del labbro superiore.

Risarcimento negato

Vane le successive richieste presentate al comune malatestiano per ottenere un risarcimento. Tutte respinte le istanze e le diffide. Per la signora è stato inevitabile ricorrere alle vie legali. Assistita all’avvocato faentino Nicola Montefiori, ha deciso di incardinare la causa civile nell’estate del 2019.

L’odissea in tribunale

è iniziato a questo punto un vero e proprio percorso ad ostacoli. Il primo, la decisione del Comune di Rimini di chiamare in causa la società Anthea srl quale impresa affidataria dei lavori di manutenzione delle strade. Poi è arrivata la pandemia a complicare la cose, facendo slittare le udienze a colpi di rinvii. Infine la prima notizia negativa: al termine della causa il Giudice di Pace ha respinto la domanda della signora, condannandola al pagamento delle spese di lite.

Per sintetizzare ai minimi termini le parole del Giudice, la 60enne non meritava alcun risarcimento in quanto era stata disattenta.

Il ricorso

L’epilogo del contenzioso ha ribaltato le carte in tavola. Il ricorso presentato al tribunale di Rimini chiedendo di riformare la sentenza è andato a favore della donna. Dopo aver riesaminato il fascicolo e le testimonianze raccolte dal Giudice di Pace, il nuovo magistrato ha cambiato completamente la decisione, condannando sia il Comune di Rimini che la società Anthea a corrispondere alla signora non solo un risarcimento di circa 4mila euro ma anche le spese processuali per ulteriori 6mila euro

«è vero che la società Anthea ha poi rimborsato al Comune quanto riconosciuto alla mia assistita - commenta l’avvocato Montefiori - per cui non c’è stato spreco di risorse pubbliche, ma il vero danno è stato costringere una signora che non aveva colpe in questa vicenda a dover affrontare un percorso giudiziario di sei anni per ottenere il dovuto risarcimento».

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